Ciao Mark, mi piacerebbe intanto chiederti, che la tua provenienza toscana ha influenzato la tua musica o il tuo approccio artistico in generale?
Ciao! La musica non so, perché comunque ho sempre ascoltato tantissime cose anche molto lontane da me, ma sicuramente nel modo di essere e comunicarla sì, perché viene spesso fuori un’ironia ed una leggerezza tipica dei posti da cui vengo. Anche se oggi si sta perdendo un po’ questa peculiarità.
Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere attraverso la tua musica?
Che sarebbe bello incontrarci e dare un calcio alla routine e alla schematicità della vita quotidiana. Conoscerci un po’ e capire se abbiamo qualcosa in comune o siamo mondi distanti che procedono ognuno per la sua strada. Per me la musica è incontro, altrimenti rimane poco.
Parlaci un po’ di questo tuo primo Ep, e dopo questa pubblicazione, quali sono i tuoi prossimi progetti musicali? Hai già delle idee per il prossimo lavoro?
L’Ep racconta in salsa funky pop la difficoltà di trovare un equilibrio tra i propri sogni ed una dimensione lavorativa in linea con la propria identità. Affronta il tema con leggerezza, ma anche con consapevolezza. Questo Ep era pronto già da inizio anno, ma è slittato perché nell’attesa di finire mix e master, ho cominciato a dare vita ai miei profili social (Instagram in primis) che ai tempi erano semi deserti. In maniera naturale ed anche un po’ causale è nato questo format che si chiama “Fruttafresca” con cui ho rilasciato un po’ di reel musicali a cadenza mensile che mi hanno aiutato molto a far popolare un po’ di più la pagina. Quindi penso che ripartirò da lì con una nuova stagione di musica. Ho sempre dei brani pronti nel cassetto, però senza grandi strutture alle spalle, quello è rimasto l’unico luogo dove ha senso provare a farsi ascoltare.
Come hai affrontato il bilanciamento tra la tua passione per la musica e la ricerca di un lavoro “tradizionale” o “convenzionale”?
Male, decisamente. Però in realtà ho fatto una valanga di lavori diversi, alcuni anche fighi e meno convenzionali, tipo l’insegnante di ballo (senza avere mai ballato prima). Ultimamente sto facendo attività di Radio con bambini e ragazzi con gravi patologie ed è sicuramente una delle cose più belle che abbia mai fatto perché umanamente ti lascia tantissimo e si avvicina un sacco alla mia vera identità. Io più che altro soffro i lavori d’ufficio o quelli dove non è contemplata la fantasia.
C’è un artista o una band che ti ha ispirato maggiormente nel corso della tua carriera musicale? Se sì, chi e in che modo?
Il mio artista preferito è Paolo Conte, ma non credo che nella mia musica si sente questa influenza, almeno in quella che faccio oggi. Per il resto sono fan della musica funky, hip hop ed r’n’b’, oltre che un amante dei cantautori italiani, da Battisti a Pino Daniele, da Silvestri a Bersani. Da tutte queste cose ho preso qualcosina e l’ho fatto mio, sicuramente mi piace la musica che ha ritmo e groove, ma sono anche un grande ascoltatore di testi, e forse è quella la prima cosa a cui faccio caso quando ascolto un nuovo brano.
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