16 Dicembre 2024

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CA’ FOSCARI SHORT FILM FESTIVAL 14 20-23 MARZO 2024 DIFFUSO @ VENEZIA

TUTTI I VINCITORI DEL
CA’ FOSCARI SHORT FILM FESTIVAL 14

CLOSER di Augustė Gerikaitė (Lituania) è il vincitore del Concorso Internazionale del Ca’ Foscari Short Film Festival 2024

Due premi per gli italiani: WE SHOULD ALL BE FUTURISTS di Angela Norelli riceve la Menzione speciale “WeShort” per l’opera che offre la migliore sperimentazione nei linguaggi cinematografici, mentre l’animazione LA NOTTE dal CSC di Torino vince il premio per la migliore animazione

Il primo corto kirghiso nella storia del festival, ROMEO di Tynystan Temirzhan, vince la Menzione speciale “Museo Nazionale del Cinema” e quella per la miglior fotografia

Al siriano FATHER’S FOOTSTEPS la migliore sceneggiatura, all’iraniano BAGGAGE la miglior colonna sonora, mentre il premio per la multiculturalità va all’indiano ALVIDA – THE LAST GOODBYE. Miglior interpretazione per Jonathan Lade, protagonista del tedesco FRAGMENTS OF US

CONCORSI COLLATERALI:
YOU WILL FORGET IN A WEEK – LET ME HAVE PEACE della russa Ekaterina Nikiforova trionfa al Music Video Competition
HEROINE di Gabriela Čížková (Rep. Ceca) vince il Concorso Scuole Superiori

L’INCONTRO CON ŽIVA KRAUS:
un tuffo nel passato per guardare al presente


Venezia. 24 marzo 2024. Il cortometraggio lituano Artumo jausmas – Closer di Augustė Gerikaitė, prodotto dalla Lithuanian Academy of Music and Theatre, è il vincitore del Concorso Internazionale della quattordicesima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival, il primo in Europa interamente organizzato e gestito da un’università, che si è sviluppato anche quest’anno in forma “diffusa” a Venezia, con proiezioni che si sono svolte all’Auditorium Santa Margherita – Emanuele Severino e in altre sei sedi partner, tra musei e istituzioni culturali. Il Festival è realizzato con la collaborazione della Fondazione di Venezia e con il supporto dei partner Avani Rio Novo Venice Hotel, WeShort e Carpenè-Malvolti. I premi sono organizzati grazie al contributo del Museo Nazionale del Cinema di Torino, CINIT – Cineforum Italiano, Municipalità di Venezia – Murano – Burano, Conservatorio di Musica “Arrigo Pedrollo” di Vicenza, Venezia Comics e con la partnership di due festival: le Giornate della Luce di Spilimbergo e il South Italy International Film Festival di Barletta.

Insieme alle premiazioni, la cerimonia di chiusura è stata impreziosita dalla performance musicale di Musicafoscari, il progetto di attività musicali di Ca’ Foscari attivo dal 2010 e diretto da Daniele Goldoni, il quale ha sonorizzato insieme a un ensemble di giovani musicisti un classico del cinema muto ‘breve’, One Week (Una settimana, 1920) di Buster Keaton.
La Giuria Internazionale, composta dalla regista italiana Antonietta De Lillo, dalla sua collega iraniana Ghasideh Golmakani e dalla docente statunitense esperta in cortometraggi Cynthia Felando, ha assegnato i premi principali del Concorso Internazionale che sono stati realizzati in prestigioso vetro di Murano dai mastri vetrai del CONSORZIO PROMOVETRO MURANO, gestore del marchio della Regione del Veneto Vetro Artistico ® Murano, storica realtà consortile che riunisce alcune delle più importanti vetrerie di Murano e Venezia.

Il Primo premio al miglior corto del Concorso è stato consegnato dalla giurata Cynthia Felando alla giovane regista lituana Augustė Gerikaitė che ha trionfato con il suo Artumo jausmas – Closer con la seguente motivazione: Il film è, dall’inizio alla fine, un’opera originale. La sceneggiatura presenta una complessa storia d’amore che segue i personaggi dall’inizio della loro inusuale relazione attraverso imprevedibili colpi di scena e rovesciamenti. Pur nella sua breve durata, il film dimostra i successi e le possibilità che possono essere raggiunti usando solo una location, pochi personaggi, e una grande ricchezza di dettagli. Il film è estremante intelligente e mantiene viva l’attenzione fino alla fine.
Un appartamento disordinato, il notiziario che annuncia il rincaro degli affitti, un certificato di divorzio appeso al muro, alcuni post-it che dettano le regole per una pacifica convivenza, questi gli elementi che preannunciano la situazione dei due protagonisti in Closer. Il matrimonio tra Bernard e Silvija è infatti finito, ma, come spesso accade, non significa che lo sia anche il sentimento. La regista Augustè Geraikitè, alternando passato e presente, riesce a rivelare tutta la dolcezza di una storia d’amore forgiata sulle fragilità della solitudine e al contempo ironizzare con umorismo pulp sulla sessualità e sulla gelosia di un marito che, malinconicamente, crede di poter ricominciare.

La Giuria ha assegnato inoltre la Menzione speciale “WeShort”, per l’opera che offre la migliore sperimentazione nei linguaggi cinematografici a uno dei due italiani in gara, We Should All Be Futurists di Angela Norelli realizzato per il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Il premio, consegnato dall’animatrice inglese Joanna Quinn, è stato assegnato con la motivazione: Il compilation film è molto ingegnoso nel modo in cui usa i filmati di repertorio, e le immagini selezionate dalla filmmaker sono brillanti, creative e politiche. L’intero processo narrativo e lo sviluppo della storia mettono alla prova in modo intelligente gli stereotipi sulle donne del passato. Vi è un senso di ironia e di paradossalità nelle forme ingegnose con cui il film presenta il punto di vista femminile senza mostrare mai una donna in particolare, bensì mettendo in scena una pluralità di donne.
Ribaltando lo slogan femminista “we should all be feminists”, il corto offre un rovesciamento ironico e ludico del culto futurista della macchina e del progresso tecnologico, mettendo invece al centro la riscoperta del corpo e del piacere femminile. Sono le voci delle amiche Rosa e Giorgina che conducono lo spettatore in un collage originale di sequenze, tratte dal primo cinema muto, abbinate al valzer di Tchaikovsky e alle parole di Marinetti, dall’esito esilarante.

La Menzione speciale “Museo Nazionale del Cinema”, per l’opera che offre il miglior contributo al cinema come espressione artistica, è andata al primo cortometraggio kirghiso nella storia del festival, Romeo di Tynystan Temirzhan dalla Kyrgyzstan Turkey Manas University. Il premio è stato consegnato dal membro del comitato scientifico del festival Keiko Kusakabe con la motivazione: Ogni elemento formale e narrativo in questo film è orchestrato perfettamente. La sua insolita storia d’amore è incantevole, e la performance del gruppo di bambini è eccellente. Anche se la storia di Romeo e Giulietta può essere familiare, le relazioni tra i personaggi sono fresche e sorprendenti in ogni loro aspetto. Alla fine, la storia, i personaggi e i dettagli finemente lavorati sono irresistibili.
Il giovane protagonista di Romeo compie un viaggio d’introspezione nel senso primordiale dell’amore, che nasce dalla spontaneità e si nutre di piccole sfide, prima fra tutte conquistare la sua Giulietta. In una realtà filtrata dal sentimento, l’aridità del Kirghizistan si trasforma in un terreno che trabocca di vita, facendo risaltare le sensazioni e le emozioni pure della giovinezza. Il regista Tynystan Temirzhan ritorna sul proprio passato, curando nei minimi dettagli una nuova versione di Romeo e Giulietta che celebra tanto il coraggio del cuore, quanto il desiderio di vivere una vita in nome dall’arte.

Il premio per la miglior sceneggiatura del Concorso è invece stato assegnato da una giuria specifica, composta da Domenico Scimone, Eduardo Fernando Varela e Alessandro Loprieno che ha deciso di premiare con il “Carpenè-Malvolti – Ca’ Foscari Menzione Speciale Historia Vitae” il cortometraggio Khutaa’ab – Father’s Footsteps del regista siriano Mohamad W. Ali, prodotto dalla scuola indiana Satyajit Ray Film & Television Institute. La motivazione del premio, consegnato dal CEO di Carpenè-Malvolti Domenico Scimone e ritirato dall’attrice protagonista del corto Nowar Yusef, è la seguente: Una riflessione molto commovente con un’eccellente regia, un ottimo lavoro di recitazione e una sceneggiatura solida sulle difficoltà della vita quotidiana durante le guerre e sugli sforzi di una donna per proteggere la sua famiglia e sopravvivere. Dove rafforzare le relazioni umane diventa l’unico modo per superare gli effetti disgreganti dei conflitti.
Father’s Footsteps è un dramma crudo e commovente che ci mostra la vita di una piccola famiglia siriana mentre all’esterno imperversa la guerra. L’orrore è fuori dall’inquadratura, non ha bisogno di essere mostrato perché viene reso in maniera ancor più forte dal paesaggio sonoro. Attraverso il medium cinematografico, il regista riesce a dare voce al giovane protagonista, un bambino muto che va letto come la rappresentazione della nuova generazione siriana, il quale sembra voler denunciare gli effetti della guerra sulle persone, e sui più piccoli in special modo.

La Menzione speciale “Le Giornate della Luce” per la miglior fotografia è stata assegnata da una giuria apposita composta da Donato Guerra, Silvia Moras e Luca Pacilio. La Menzione è andata a Romeo di Tynystan Temirzhan che vince così il suo secondo premio, ed è stata consegnata da Donato Guerra con la seguente motivazione: Per la pregevole composizione dell’immagine e per il lavoro svolto sulla luce: quest’ultima non solo caratterizza – negli interni e negli esterni – l’atmosfera generale del film, ma assume anche un ruolo significativo nella definizione delle delicate dinamiche narrative.

La Menzione speciale “Conservatorio di Vicenza” alla miglior colonna sonora, assegnata da una giuria apposita composta da Davide Tiso, Davide Vendramin, Laura Zattra, Paolo Furlani, Stefano Lorenzetti, è andata al corto iraniano Baggage diretto da Hamid Bahrami e prodotto dalla Tehran University of Art. Il premio, consegnato dal compositore e multimedia designer Davide Tiso, è stato assegnato con la seguente motivazione: La giuria ha individuato il vincitore dedicando particolare attenzione all’integrazione di tutti gli aspetti che riguardano il “suono” nella narrazione filmica: la scelta dei temi musicali, il sound design, la presa diretta, il mixaggio post-produzione e la finalizzazione dell’audio. Il progetto vincitore è premiato per la miglior ricerca di un equilibrio tra la dimensione musicale-compositiva e la dimensione sonora. Sono state apprezzate le scelte musicali, la cura nella presa diretta, la post-produzione audio.
Il regista Hamid Bahrami con Baggage porta lo spettatore in un ambiente grottesco di cui racconta le contraddizioni, in un gioco di potere che si rivela fallace con l’avanzare della storia. La narrazione a tratti umoristica vuole alleggerire i cupi toni della fotografia e del thriller. L’ossimoro sonoro della colonna sonora arricchisce il corto, con un insistito contrasto tra note dolci – in apertura e chiusura – e l’inquietante arrangiamento delle scene centrali a seguire il fiato sospeso dello spettatore.

È stato invece l’indiano Dilu Maliackal a vincere il Premio “Pateh Sabally” per la multiculturalità con il suo Alvida – The Last Goodbye. Il premio, offerto dalla Municipalità di Venezia, Murano e Burano e dedicato al ragazzo del Gambia scomparso nelle acque del Canal Grande nel gennaio 2017, è stato consegnato dal Presidente della Municipalità di Venezia, Murano e Burano Marco Borghi con la seguente motivazione:
Un film che colpisce da subito per l’efficacia delle immagini e per la cura della fotografia. Il racconto sviluppa con grande efficacia il tema dello sfruttamento e delle terribili condizioni di lavoro dei migranti. E sottolinea la difficoltà della vita delle donne, in ogni società e in ogni angolo del mondo, in qualche modo sempre sopraffatte dalle leggi imposte dagli uomini.
Sin dalla prima inquadratura, Dilu Maliackal mette in chiaro il tema principale del film, i confini; confini che dividono la donna dall’uomo nella società musulmana, che non solo la relegano tra le mura domestiche, ma che le sottraggono il diritto umano di essere considerata persona. Nel corto emerge la lotta di una donna, Miraal, che chiede umanità ma che mostra anche come la figura femminile sia ridotta a mera propaggine del marito, che in questo caso tuttavia è sparito. La sua assenza porta Miraal a cercare di varcare uno di quei confini resi “immutabili dal volere divino”: la possibilità per una donna di accedere al luogo di sepoltura del marito.
Due le menzioni introdotte quest’anno grazie alla collaborazione di altrettanti nuovi partner: la prima è la Menzione speciale “South Italy International Film Festival” per la migliore interpretazione che è andata a Jonathan Lade, protagonista del cortometraggio tedesco Fragments of Us di Ido Gotlib, il quale è salito sul palco insieme al produttore dell’opera a nome dell’attore. La giuria, composta da Giuseppe Marco Albano, Antonello De Leo, Alessandro Loprieno e Francesco Santalucia, ha assegnato la menzione con la seguente motivazione: Un’interpretazione straordinaria e grande capacità dell’attore di affrontare temi come la percezione, la memoria e l’emozioni. Empatia e autenticità inseriti nel dramma del contesto psicologico dei personaggi, trasmettendo e creando forti connessioni con lo spettatore. A consegnare il premio sono stati il fondatore e direttore artistico del South Italy IFF Giuseppe Arcieri e il project manager e co-organizzatore Michele Piazzolla.
L’associazione Venezia Comics ha invece assegnato la Menzione speciale “VeneziaComix” per la migliore animazione in Concorso che è andata all’altro cortometraggio italiano in gara, La Notte di Martina Generali, Simone Pratola, Francesca Sofia Rosso, prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino. Il presidente dell’associazione Dario Ardossi ha consegnato il premio con la motivazione: Per il rapporto tra musica e immagini senza bisogno di una voce narrante e senza che una delle due prevarichi sull’altra e per il saper narrare con pochi essenziali tratti una storia in parte già nota ma mai banale, mescolando tradizione e modernità in una maniera innovativa e classica allo stesso tempo.
Ne La Notte la semplicità e l’autenticità di Pulcinella sono in netto contrasto con le più elaborate maschere degli invitati che lo circondano, criptiche e all’apparenza inafferrabili, tratti che si ritrovano anche nell’essenza dei personaggi stessi. Tuttavia, le maschere in ceramica fanno presto a sgretolarsi e a rivelare un vuoto. Il tutto è sublimato da un’animazione sinestetica, travolgente e variopinta, accompagnata dalle suggestive note de La Notte di Vivaldi.

Passando ai concorsi collaterali, è stato poi annunciato il vincitore dell’ottava edizione del CINIT Music Video Competition, dedicato a videoclip musicali realizzati da studenti di scuole di cinema o di università da tutto il mondo. A trionfare tra i dieci finalisti è stato You Will Forget in a Week – Let Me Have Peace della russa Ekaterina Nikiforova, una curiosa collaborazione tra musicisti thailandesi e registi indipendenti russi per una canzone contro la guerra che descrive lo sfruttamento dei lavoratori dopo il COVID-19. La giuria composta dal produttore e regista Giovanni Bedeschi, dalla giornalista Alice D’Este e dal membro del direttivo di CINIT Giordano Giordani ha assegnato il premio con la seguente motivazione: Il video si è distinto per intensità del messaggio di pace che passa per una talentuosa fotografia che si richiama alla tradizione e al simbolismo russo, ma anche per un’esecuzione musicale e narrativa molto armoniosa, creata da un gruppo di talenti di paesi così diversi per cultura, tradizioni e geografie.
È stato poi premiato il vincitore dell’undicesima edizione del Concorso Scuole Superiori. Il premio è dedicato al miglior cortometraggio realizzato da studenti delle scuole superiori di secondo grado di tutto il mondo. Una giuria composta da studenti di Ca’ Foscari ha scelto di premiare, tra le otto opere finaliste, Heroine della giovane regista ceca Gabriela Čížková che ha realizzato un’originale animazione su persone coraggiose che non si arrendono a una vita difficile: per la capacità di veicolare forti tematiche familiari attraverso le scelte stilistiche e per l’abilità di combinare diversi linguaggi artistici innovativi.
A chiudere la serata sono stati alcuni degli oltre 200 volontari cafoscarini che, salendo sul palco, hanno ricevuto il meritato applauso del pubblico per l’entusiasmo, la passione e l’impegno che hanno reso possibile la realizzazione di questa quattordicesima edizione.

L’incontro con Živa Kraus
A precedere la cerimonia di premiazione c’era stato nel pomeriggio l’incontro con Živa Kraus, gallerista e pittrice nata a Zagabria, ma a Venezia da oltre quarant’anni, città nella quale rappresenta una figura preziosa e impareggiabile all’interno del panorama artistico e culturale. È stata intervistata da Cristina Baldacci, docente di storia dell’arte e fotografia a Ca’ Foscari. Si è parlato dell’importanza e dell’influenza della città lagunare sulla carriera di Kraus, del passionale rapporto di quest’ultima con la città e delle varie iniziative artistiche e culturali generate grazie alla sua personalità poliedrica e intraprendente. È stata ovviamente menzionata la sua Ikona Photo Gallery, primo spazio culturale a Venezia dedicato interamente alla fotografia, fondato da Kraus nel 1979, ma si è discusso anche della sua attività artistica come pittrice, citando e mostrando alcune sue opere, e come videoartista, con la proiezione di un suo cortometraggio sperimentale del 1976. Lo sguardo però non è stato rivolto solo al passato; l’intervista si è conclusa infatti con considerazioni e previsioni riguardanti l’avvenire della fotografia, anche in relazione al suo rapporto con Venezia e Ca’ Foscari.