AGAT FILMS
presenta
il nuovo film di
ROBERT GUÉDIGUIAN
una produzione
AGAT FILMS
in coproduzione con
BIBI FILM e FRANCE 3 CINÉMA
distribuzione
uscita: 11 aprile 2024
crediti non contrattuali
. scheda tecnica
regia ROBERT GUÉDIGUIAN
scritto da SERGE VALLETTI e ROBERT GUÉDIGUIAN
musiche originali MICHEL PETROSSIAN
fotografia PIERRE MILON (AFC)
montaggio BERNARD SASIA
suono LAURENT LAFRAN
direttore di produzione MALEK HAMZAOUI
1° assistente alla regia FERDINAND VERHAEGHE
organizzatore BRUNO GHARIANI
scenografia DAVID VINEZ
costumi ANNE-MARIE GIACALONE
trucco HERMIA HAMZAOUI
montaggio del suono JEAN-MARC SCHICK, NICOLAS DAMBROISE
fonico di mix EMMANUEL CROSET
prodotto da MARC BORDURE, ROBERT GUÉDIGUIAN
una produzione AGAT FILMS
in co-produzione con BIBI FILM e FRANCE 3 CINÉMA
con la partecipazione di CANAL+, CINÉ+, FRANCE TÉLÉVISIONS
in associazione con CINÉMAGE 17, INDÉFILMS 11, SOFITVCINÉ 9,
LA BANQUE POSTALE IMAGE 16
con il sostegno di LA RÉGION PROVENCE-ALPES-CÔTE D’AZUR
in collaborazione con CNC
vendite internazionali MK2 FILMS
distribuzione italiana LUCKY RED
nazionalità: FRANCIA – ITALIA
anno di produzione: 2023
durata film: 106’
crediti non contrattuali
. cast artistico
con
ARIANE ASCARIDE Rosa
JEAN-PIERRE DARROUSSIN Henri
LOLA NAYMARK Alice
ROBINSON STÉVENIN Sarkis
GÉRARD MEYLAN Tonio
GRÉGOIRE LEPRINCE-RINGUET Minas
ALICE DA LUZ GOMES Laëtitia
crediti non contrattuali
. sinossi
Rosa è il cuore e l’anima del suo quartiere popolare nella vecchia Marsiglia.
Divide la sua energia strabordante tra la sua famiglia numerosa e unita, il lavoro da infermiera e il suo impegno politico a favore dei più svantaggiati.
Ma quando si avvicina alla pensione, le sue illusioni cominciano a vacillare.
Sostenuta dalla vitalità dei suoi cari e dall’incontro con Henri, si rende conto che non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni, sia politici che personali.
. note di regia
Una mattina Marc, il mio socio in affari e amico, mi ha detto: “Marsiglia, Rubirola, Ariane…” Sorrise.
È così che è iniziato tutto.
Michèle Rubirola non voleva guidare la lista di sinistra per le elezioni municipali di Marsiglia, ma era l’unica che metteva tutti d’accordo. Così è stata “costretta” ad accettare e, contro ogni previsione, è stata eletta.
Dopo pochi mesi è crollata e ha rinunciato alla carica di sindaco.
Si rifiutava di accettare il potere, anche se aveva militato tutta una vita per accedervi, o almeno affinché le sue idee potessero farlo.
Il suo atteggiamento mi ha incuriosito e mi ha dato l’idea di esaminare il rapporto che abbiamo con l’azione politica attraverso alcuni personaggi di diverse generazioni.
A sua insaputa, Michèle Rubirola ha ispirato il tema centrale del film. Questo è tutto.
Non ho fatto indagini o interviste. Abbiamo subito escluso la possibilità di una ricostruzione della sua storia.
Non c’è nessun seggio elettorale, nessuna elezione, nessuna campagna ecc.
Volevo qualcosa che non fosse né storico né giornalistico, ma metaforico, persino poetico.
Penso che se non ci fosse stata la mobilitazione popolare dopo la tragedia di Rue d’Aubagne, la sinistra non avrebbe vinto le elezioni.
Quindi gli abitanti di rue d’Aubagne erano parte attiva nella politica, a modo loro, senza saperlo, senza, in ogni caso, affermarlo… e questo ha portato a delle vittorie nella politica elettorale tradizionale.
Detto questo, non è nemmeno un film su rue d’Aubagne. Ma, di certo, ne è il suo baricentro.
I personaggi ruotano attorno a questo crollo e a questo spazio, vuoto e bianco come un sudario, come gli elettroni intorno a un nucleo che, casualmente, è occupato da una statua di Omero, il “padre” di tutte le storie…
Come si sopravvive al collasso e al vuoto, nel senso più astratto e teorico del termine… Il crollo delle nostre grandi narrazioni e il conseguente vuoto dei nostri stili di vita.
Come Omero può raccontarci nuovi poemi epici. Sotto che forme.
“Et la fête continue!” è un film “Agitprop”.
Mi piace molto questa forma estremamente popolare e creativa che gli artisti hanno adottato all’inizio della Rivoluzione russa per partecipare alla dinamica del cambiamento, alla sua velocità.
Mayakovsky, Vertov, Meyerhold, poi, in Germania, Piscator, Karl Valentin, Brecht…
In poche parole, consiste nel parlare di tutto ciò che stiamo vivendo allo stesso tempo, saltando da una cosa all’altra, utilizzando tutti i mezzi possibili per interrogare e comprendere lo spirito del tempo, approfittando delle esitazioni, delle certezze e dei dubbi degli esseri umani, in modo che lo spettacolo sia piacevole.
Ho sempre adorato questa libertà formale gioiosa, che stuzzica i nostri sensi e le nostre menti.
Uccellacci e uccellini è un meraviglioso film agitprop di Pasolini.
Al cinema, questo è più difficile che a teatro, perché un minimo di credibilità dei personaggi è essenziale.
Il cinema ha bisogno di un filo narrativo e di qualche gioco di sponda.
Quindi, come filo conduttore, questa inaspettata storia d’amore tra i suoceri.
Per la caduta invece, il passeggero deragliamento dell’amore di giovani che non possono avere figli.
Oltre a questo, dovevamo trovare dei legami tra le sequenze, quando non ce n’erano, in termini di trama.
Lo abbiamo fatto utilizzando sogni, monologhi interiori, citazioni letterarie e, naturalmente, la musica, che è stata creata contemporaneamente al montaggio, e non come accade quasi sempre, a montaggio finito.
segue: note di regia
Abbiamo quindi organizzato la produzione in modo da poter continuare a lavorare incessantemente sulla sceneggiatura, sulle voci fuori campo, sulla musica e sul montaggio.
Serge Valletti, il co-sceneggiatore, Bernard Sasia, il montatore, e Michel Petrossian, il musicista, sono stati al gioco con il piacere di uscire dai soliti schemi.
Con Pierre Milon, il direttore della fotografia, ho voluto che le immagini fossero irrealistiche.
Allo stesso tempo, che questo irrealismo si vedesse il meno possibile.
Qualsiasi punto di vista registico deve essere percepito, non visto.
Di notte, abbiamo sistematicamente spento l’illuminazione urbana per sostituirla con le luci di scena.
Durante il giorno, abbiamo aspettato le ore giuste per girare, oppure abbiamo stilizzato la luce in post produzione.
Il titolo esisteva fin dall’inizio. Avevamo preso la decisione irrevocabile di fare un film che avrebbe avuto un lieto fine.
Prima del decentramento africano di Twist a Bamako, avevo realizzato Gloria Mundi, che era molto cupo.
Pensavamo, quando abbiamo scritto la sceneggiatura di “Et la fête continue!”, che il film sarebbe stato ancora più ottimista di quanto non sia oggi, ma sono sorti diversi dilemmi, in me e nei personaggi…
Forse sono stato vinto da ciò che oggi mi domina, una certa malinconia, ma è una malinconia gioiosa.
È questo che mi piace tanto di Cechov, una serena malinconia…
Le citazioni del film non sono riferimenti culturali.
Sono testimonianza, in particolare per il personaggio di Henri, di una vita di letture, certo, visto che è un libraio, ma anche degli alti e bassi della sua vita, delle sue riflessioni…
È così che vedo la cultura. La cultura ci aiuta a vivere.
Ci rassicura.
Permette di vedere come gli altri hanno vissuto le nostre stesse esperienze.
Sto leggendo L’Art d’être grand-père, di Victor Hugo, e mi diverte rendermi conto che provo gli stessi sentimenti che prova lui.
L’estratto di Proust sulle gambe traballanti degli anziani che Henri legge a Rosa lascia meno soli coloro che stanno invecchiando.
È confortante sapere che è così da tutta un’eternità.
Tutti i testi che Henri cita sono legati a cose che ha vissuto o sta vivendo.
È la nostra cultura. Si può vivere senza, ma si vive meglio con essa.
Mi è stato detto che ho “osato” utilizzare la musica che Georges Delerue ha scritto per Le Mépris.
Non sono sicuro che sia così audace!
Oltre al fatto che la musica è molto bella di per sé e che funziona perfettamente con la scena, è anche un omaggio all’autore.
L’ho fatto tanto più volentieri perché Godard è morto durante il montaggio.
La prima volta che ho sentito questa musica con la sequenza della Bardot e di Piccoli, avrò avuto 17 anni.
Mi ha stupito. E lo fa ancora. Godard ha aiutato il cinema di tutto il mondo a formarsi. Insegna la libertà.
E invita a fare cinema. Il che mi sembra la più grande delle qualità.
Scommetto che Godard e Delerue ne sarebbero stati felici. Dio non voglia!
In questi strani tempi di regressione e di egoismo che colpiscono tutte le nostre società, un regista non può limitarsi a descrivere la miseria del mondo… deve anche mostrare nuovi modi in cui le idee di condivisione e di democrazia possono prevalere… dall’Armenia sotto attacco a SOS Méditerranée, dallo status di rifugiato all’edilizia popolare, dalla difesa degli ospedali alla difesa delle scuole, dalla reinvenzione della sinistra all’orizzontalità delle lotte di quartiere.
E tutto questo con l’urgenza di essere ascoltato. In altre parole, un regista che crede che il cinema d’autore e il cinema popolare non siano opposti l’uno all’altro.
Robert Guédiguian
ROBERT GUÉDIGUIAN
Robert Guédiguian è nato a Marsiglia nel dicembre 1953.
È uno dei produttori fondatori di AGAT FILMS – EX NIHILO, un collettivo di produttori associati.
1981 DERNIER ÉTÉ
1984 ROUGE MIDI
1985 KI LO SA?
1990 DIEU VOMIT LES TIÈDES
1993 L’ARGENT FAIT LE BONHEUR
1995 À LA VIE, À LA MORT!
1997 MARIUS ET JEANNETTE
1998 À LA PLACE DU COEUR
2000 À L’ATTAQUE!
2001 LA VILLE EST TRANQUILLE
2002 MARIE JO ET SES DEUX AMOURS
2004 MON PÈRE EST INGÉNIEUR
2005 LE PROMENEUR DU CHAMP DE MARS
2006 LE VOYAGE EN ARMÉNIE
2008 LADY JANE
2009 L’ARMÉE DU CRIME
2011 LES NEIGES DU KILIMANDJARO
2014 AU FIL D’ARIANE
2015 UNE HISTOIRE DE FOU
2017 LA VILLA
2019 GLORIA MUNDI
2022 TWIST À BAMAKO
Altri articoli
Prestigioso riconoscimento per Massimiliano Caroletti. Al Festival internazionale del Cairo il produttore ha ricevuto infatti il premio Golden Pyramid
Sold out ed emozioni al Cinema Caravaggio per “I nostri giorni”
“Volare con le pinne” alla Casa del Cinema