La RAI ha definito questo 2024 come “l’anno più elettorale di sempre”. E non potrebbe essere altrimenti: in Italia le regionali e le amministrative, in Europa le europee, in Russia, Regno Unito, India, Taiwan, Iran, Indonesia, USA, eccetera, le politiche. Se vincere le elezioni è il sogno di ogni candidato, il come vincerle è oggi sempre più segnato da una campagna elettorale molto diversa rispetto al passato, soprattutto in merito alla sfera della comunicazione con i potenziali elettori. D’altra parte il modo in sè di fare politica è anch’esso totalmente cambiato, con candidati sempre più social e istrionici, finendo con il cancellare la sottile linea di demarcazione tra politica e spettacolo. Forse anche per tale motivo VIP, influencer e celebrità di ogni ordine e grado si sentono in dovere di intervenire dicendo la loro su temi politici, così come facendo endorsement nei confronti di quel tale candidato piuttosto che di quel tale partito. E alcuni di loro, perchè no, vengono anche candidati, come nel recente caso del generale Vannacci. Questa, però, non è altro che l’ultima di una serie di candidature di VIP/influencer che in Italia affonda le sue radici negli anni ’90, dal momento che il primo politico ad aver giocato le carte della spettacolarità e della visibilità mediatica a suo favore è stato Silvio Berlusconi. Non a caso la sua figura politica ha attirato tanti haters, così come tanti fan. E sia tra gli haters che tra i fan ci sono (stati) pure tantissimi VIP. Ma la “discesa in campo” di Berlusconi è stata profetica di ciò che sarebbe avvenuto circa vent’anni più tardi, quando Donald Trump, il primo non politico candidato presidente USA, avrebbe vinto le presidenziali. E anche Trump ha, ha avuto e avrà molti haters provenienti dallo show business, così come qualche sostenitore proveniente da questa cerchia di VIP. Probabilmente il fatto in sè che un candidato − come Trump o Berlusconi − faccia massiccio utilizzo della spettacolarizzazione della politica e si presenti come uno showman anzichè come un politico di professione, può attirare le attenzioni dei vari VIP ed influencer, i quali si sentono praticamente in dovere di criticarlo (ma anche elogiarlo, in casi più rari) pubblicamente proprio per il fatto che evidentemente lo considerano alla stregua di un loro simile. D’altra parte anche la sig.ra Meloni (o più semplicemente Giorgia, se preferisce essere così chiamata e votata), una volta divenuta premier, ha sovente utilizzato la sua figura pubblica e i suoi canali social come se fosse una sorta di zia capitolina della Ferragni. Pose, inquadrature, modo di porsi e di parlare: tutto pensato per prestarsi a essere una influencer che influenza un pubblico (leggasi l’elettorato), cercando altresì di cavalcare l’onda della presenza mediatica, con il fine ultimo di ottenere una visibilità che oggi, a maggior ragione dato il crollo vertiginoso dell’affluenza alle urne, è più che mai fondamentale per ottenere un seguito di elettori. Ne è la conferma la vicenda in cui la premier, all’ennesimo confronto con l’on. Bonelli, si nascondeva la testa scomparendo a mo’ di struzzo dinanzi a una pletora stupita di parlamentari (e telecamere). Che il gesto sia stato voluto e premeditato non c’è ombra di dubbio: ella aveva infatti già avuto modo, più e più volte, di vedere e sentire l’on. Bonelli intento a criticarla, e lei già gli aveva risposto “alla Berlusconi maniera”. Ad esempio quando Bonelli la accusò di stare portando avanti una politica energetica fonte anche di siccità, mostrando in Aula delle pietre raccolte sul greto del fiume Adige, lei le rispose “di non essere Mosè”. La trovata teatrale di nascondersi sotto il vestito al solo sentir parlare Bonelli è stata dunque una mera evoluzione di questa spettacolarizzazione del dibattito politico già ravvisabile nella vicenda “Mosè”. E ciò ha funzionato. Se ne è parlato tantissimo (in TV, sui giornali, sui social…) e sono nati innumerevoli meme inerenti il suo “nascondino” con Bonelli. E che dire dei tanti altri politici venuti dopo Berlusconi? Salvini, Grillo, De Luca, Zaia…sono solo alcuni tra i massimi esponenti di come la politica faccia spettacolo e di come lo spettacolo serva alla politica. Ma non si tratta di un fenomeno esclusivamente italiano: pensiamo ad esempio a Milei che alza e sventola la motosega al pari di un serial killer di qualche film vietato ai minori, a Zelensky che suona il piano con il pene (?) o a Trump che si improvvisa star del wrestling. Quest’ultimo è stato probabilmente il presidente USA con più haters in assoluto, soprattutto perchè la maggioranza delle star di Hollywood, così come cantanti, atleti professionisti e quanti altri personaggi famosi, lo hanno aspramente criticato, anche se con qualche importante eccezione. D’altra parte si potrebbe forse fare il contrario? Non sarebbe come sparare sulla croce rossa dir male di Biden alla stessa maniera di come si spara a zero su Trump? Magari sarebbe un tantino impietoso demolire il presidente più vecchio degli Stati Uniti, noto per le sua spiccate capacità nel dimenticare, inciampare, appisolarsi e scorreggiare. Morale a parte, da un punto di vista pratico può rivelarsi veramente utile per un candidato che un VIP si schieri dalla sua parte e/o si schieri contro un avversario? Pare proprio di no. Ad esempio nel 2016 quasi tutti i sondaggi davano la Clinton in vantaggio e quasi tutti i VIP made in USA si schieravano dalla sua parte e contro Trump. Ma fu quest’ultimo a vincere le elezioni. Non fu poi riconfermato, ma d’altra parte non sarebbe potuta andare diversamente in piena pandemia, con gli USA che detenevano (e detengono tuttora) il record di nazione con più decessi per SARS CoV-2, un primato strappato all’Italia, che precedentemente aveva strappato alla Cina. Ma nonostante Trump sia ancora oggi aspramente criticato dalla comunità VIP, nei sondaggi è dato in vantaggio su Biden alle prossime presidenziali, e molto probabilmente tornerà a occupare la Casa Bianca. Di conseguenza pare proprio che non vi sia alcuna correlazione tra i “consigli” dei VIP/influencer riguardo chi votare e i risultati elettorali. Probabilmente ciò è dovuto anche al fatto che molto spesso i VIP affrontano il tema politico con molta superficialità e/o incoerenza (e non potrebbe essere altrimenti, dato che interessarsi di politica richiede tempo e i VIP ne hanno sempre poco). Riguardo la superficialità, non di rado, a ridosso delle elezioni, si può leggere che il tale VIP ha detto/scritto di votare per quel tale candidato e/o quel dato partito, o al contrario ha detto di non votare quel tale candidato e/o quel dato partito. Però quasi mai un VIP che esterna tali sue considerazioni politiche approfondisce il perchè è necessario votare il partito X piuttosto che quello Y e/o il candidato X piuttosto che quello Y; di conseguenza viene proprio a mancare l’azione persuasiva − che per sua natura deve convincere qualcuno a seguito di un ragionamento credibile e ben preciso − e il tutto finisce con un nulla di fatto. Riguardo invece l’incoerenza possiamo prendere in considerazione le esemplari gesta della celebre cantante, attrice e modella inglese Dua Lipa, qui ritratta in foto. Costei è nota per aver fatto diverse dichiarazioni politiche, finendo però il più delle volte per fare delle pessime figure. Di seguito le tre figuracce maggiori, estratte da Wikipedia:
1) Ha twittato una mappa della “Grande Albania”, un’entità politica rivendicata dai nazionalisti albanesi. Per tale motivo è stata da subito aspramente criticata, venendo bollata perfino come fascista e nazista. Poi ha fatto marcia indietro dichiarando che tale tweet era stato “male interpretato”. Sì, vabbè.
2) Ha invitato i suoi follower USA a votare Biden, salvo poi criticarne la politica estera, dal momento che insieme ad altre celebrità gli ha indirizzato una lettera aperta invitandolo a fermare il bombardamento della Striscia di Gaza e ad attuare un immediato cessate il fuoco. Da notare che tale dichiarazione è stata fatta ad ottobre 2023, quindi già fin dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, in cui l’opinione pubblica dominante era ancora incline ad accettare le azioni belliche israeliane. Ma, un attimo…Dua Lipa non è la stessa persona che si era schierata a favore della cosiddetta “Grande Albania”, comprendente quindi anche il Kosovo e parti di altre regioni dei balcani? In tal caso, per par condicio, la Dua Lipa nazionalista avrebbe pure dovuto accettare di buon grado l’occupazione della Striscia di Gaza e la sua annessione a Israele, che d’altra parte è il fine ultimo dell’attuale governo nazionalista israeliano.
3) Chicca finale: durante le politiche UK del 2019 invitò a votare il labour party, che però ottenne il suo risultato peggiore dal lontano 1935. Da sprofondare come quando la Meloni sente l’on. Bonelli.
Di conseguenza pare ovvio che perfino una cantante pluripremiata, oggi onnipresente in radio, con quasi 100 milioni di follower su Instagram e che fa da testimonial anche per noti marchi come Versace, non ha la possibilità di influenzare i risultati elettorali. D’altra parte è stata lei stessa ad ammettere che ai suoi fan non interessi che lei sia intelligente (leggasi “non gli interessano le mie opinioni su questioni importanti”). E d’altronde perchè mai gli dovrebbero importare? Essere suoi fan può essere dovuto al fatto di trovare belle le sue canzoni, di reputarla una star della musica dance e una degna erede di icone musicali come Gloria Gaynor e Donna Summer. Magari mettiamoci anche il fatto che sia una bellissima ragazza…ma cosa diavolo c’entra con tutto ciò la politica?? Ed è proprio questo il punto: un individuo apprezza un VIP per quella cosa o quelle cose che lo rendono famoso, non per altro. Una semplice conferma di ciò l’ho avuta parlando con una ragazza conosciuta su Tinder: le chiesi quali cantanti o gruppi le piacciono di più, e lei me ne elencò alcuni tra cui Ed Sheeran; a quel punto replicai che però mi pareva di aver notato che lei non lo segue su Instagram…lei allora mi rispose: “E perchè lo dovrei seguire? Lui mi piace come cantante, ma è bruttissimo…non voglio vedere le foto sue quando scrollo la home di Instagram”. Chiaro il concetto: mi piace la sua musica, ma di vedere anche la sua faccia sul mio smartphone ne faccio proprio a meno. Questo meccanismo psicologico riguarda appunto l’accettazione di una persona, ma solo parziale: in questo caso simpatizzare per un dato cantante per la sua musica, ma non per il suo aspetto. D’altra parte, facendo un paragone sportivo, è ovvio che i milioni di persone che hanno tifato e straveduto per Francesco Totti nella sua lunga carriera di calciatore, l’hanno fatto, appunto, perchè è stato un grande calciatore. Però non penso proprio che un tifoso della Roma, nonchè padre di famiglia, nel pieno delle sue facoltà mentali abbia mai ipotizzato che Totti avrebbe potuto insegnare qualcosa anche solo di lontanamente culturale e didattico ai suoi figli. Concludo ora con un esempio cinematografico: Carlo Verdone è uno degli attori italiani ancora viventi che personalmente apprezzo maggiormente. E appunto lo apprezzo per quello che è: un ottimo attore e regista. Ma se lui in un’intervista dicesse che la Roma è la squadra più forte d’Italia e che ogni italiano la dovrebbe tifare, sinceramente mi interesserebbe meno di quanto interessa alla Meloni ciò che dice Bonelli. Stessa cosa dicasi per la politica, che a maggior ragione oggi è considerata di gran lunga meno rilevante di una cosa ben più seria e fondamentale per il Paese come il calcio. Di conseguenza che Carlo Verdone dicesse di tifare per una squadra piuttosto che per un’altra, così come di votare per un partito piuttosto che per un altro, a me non farebbe nè caldo nè freddo. In fin dei conti è proprio questo il meccanismo psicologico che porta a ignorare ciò che un VIP dice a proposito della politica. Semplicemente, dal momento che non è un politico, non gli si attribuiscono competenze e conoscenze politiche, pertanto tali sue posizioni non vengono proprio prese in considerazione. Sono e rimangono gossip fine a se stesso. E per giunta, in un contesto politico in cui i politici pretendono sempre più di apparire come influencer, che bisogno c’è di ascoltarne anche altri?
© Dott. Eugenio Flajani Galli
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