In primo piano i due cimeli ritrovati di Ignazio Florio
A Palermo si torna a parlare di Liberty, un periodo storico tanto breve quanto prolifico.
E tra le varie iniziative, presenti in città, ed ispirate all’iconico movimento artistico si impone la mostra, inaugurata nei giorni scorsi, da Fecarotta Antichità di via Belmonte N°103/b, perché riserva una grande sorpresa, il ritrovamento di due cimeli preziosi verosimilmente appartenuti a Ignazio Florio, sposo della arci nota Donna Franca Florio, indimenticata regina di stile.
Si tratta di un autentico tesoro dell’orologeria del 1900, un orologio da taschino con catena, in
oro con le iniziali in smalto rosse e blu, “I.F.”, e dei gemelli, sempre in oro con le stesse cifre.
Il commento di Francesco Fecarotta
“Qualche tempo fa – ha spiegato Francesco Fecarotta, titolare insieme alla sua famiglia dell’omonimo negozio di antichità – ci ha contattati una coppia che ha confidato di aver gelosamente custodito negli anni due oggetti appartenuti ad Ignazio Florio e tramandati nel tempo, dal 1957, data di morte dell’illuminato imprenditore.
Non avendo avuto eredi, hanno deciso di restituirli alla pubblica visione.
Abbiamo fatto le nostre ricerche – ha sottolineato Fecarotta – e abbiamo verificato la veridicità
della storia, degli oggetti, delle persone interessate, nonché la loro preziosità che racchiude una storia di eleganza, eredità e passione.
Abbiamo deciso di acquisirli, non certamente per venderli, ma per tenerli in mostra permanente, insieme agli altri oggetti della nostra collezione Liberty”.
Gli orari e gli oggetti in mostra
La mostra sarà visitabile gratuitamente e nella sua interezza fino al 18 giugno, dal martedì al sabato dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 19,30.
È stata curata dalla storica dell’arte Daniela Brignone. Si compone di circa 80 pezzi di oggetti Fin de siécle, tra disegni, quadri, accessori e gioielli. Degne di nota tre sedie Liberty con degli interessanti “colpi di frusta”(movimenti del legno), un servizio da caffè tête-à-tête firmato Ducrot Palermo, realizzato su commissione, e poi parte di un servizio di porcellana marcato Florio, ventagli, cornici, porta sigarette, anche dei bronzi napoletani e palermitani dello scultore Antonio Ugo.
E, per restare in tema con il periodo, la mostra ha avuto la collaborazione, in qualità di sponsor, delle Cantine Florio che hanno esposto bottiglie con più di cent’anni d’età.
Il parere della curatrice e storica dell’arte Daniela Brignone
“Non è solo l’evidenza delle iniziali ad avvalorare la tesi dell’appartenenza a Ignazio Florio
– spiega Daniela Brignone – ma c’è anche una foto che lo ritrae mentre indossa la stessa evidente catena dell’orologio da taschino.
E c’è anche un simbolo inciso, un pipistrello o così detto “mostro-dragone” tipico della fine dell’Ottocento e inizio del Novecento, che ritroviamo anche come tatuaggio che si era fatto fare Ignazio Florio su disegno di Ernesto Basile del 1901.
Questo simbolo non era tipico del Liberty siciliano che si orientava sui motivi floreali ma era importato dalla moda parigina, con le stravaganze dell’Art Nouveau, a cui
erano esposti i Florio che frequentavano assiduamente la capitale di Francia dove avevano ben due appartamenti, in Champs Elysee e in Place Vendôme”.
I Fecarotta dalla corte del Re di Borbone a via Belmonte
La storia della famiglia Fecarotta nel mondo del gioiello inizia alla fine del ‘700, come orafi alla corte del Re di Borbone.
Un’attività che si è evoluta nel tempo, nei luoghi e nei modi: con la novità dell’Italia, per esempio, nacque il primo negozio portato avanti da cinque figli, la prima ditta Fecarotta del 1866.
Questi, poi, intrapresero strade diverse costituendo negli anni ditte personali.
L’attuale attività di via Principe di Belmonte discende da Nicola Fecarotta, e seguendo un fil rouge attraversa più di un secolo e mezzo, passa da Giovanni, e poi da un altro erede Nicolò, quindi attraverso Giuseppe, e poi da Francesco (Ciccino) e infine, arriva al nonno, Giuseppe (Beppy), che da via Ruggero Settimo, sin dal 1961, si trasferì in via Belmonte, sede attuale, dove custodi rispettosi del meglio della tradizione ci sono Fabrizio e la moglie Giulia Tortorici, insieme ai figli Francesco, Giuseppe e Maria Giulia.
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