L’inopportuna pioggia non ferma il concerto conclusivo della seconda edizione del Festival Internazionale Mandolinistico a Savona.
C’è qualcosa di intrinsecamente folle nel camminare sotto la pioggia battente verso una Basilica, sapendo che sei diretto a un concerto di strumenti a pizzico. Eppure, eccomi lì, insieme a qualche centinaio di altre persone, che mi domando se siamo tutti un pò pazzi o solo disperatamente innamorati della musica.
Il concerto del Quartetto Italiano ha concluso la seconda edizione del Festival Internazionale Mandolinistico 2024. La Basilica di Nostra Signora di Misericordia era il rifugio perfetto per una serata così. Pioveva fuori, ma dentro … dentro si respirava un’aria di attesa elettrica, quasi come se anche la pioggia stesse aspettando di vedere cosa sarebbe successo.
Dopo i ringraziamenti iniziali del Sindaco di Savona dott. Marco Russo, che sottolinea come la manifestazione abbia tutte le caratteristiche per un suo radicamento sul territorio, i quattro musicisti, si sono accomodati “all’altare”.
Carlo Aonzo al primo mandolino – un nome più che familiare alla città di Savona – seguito da Carla Senese, Salvatore Della Vecchia e Riccardo del Prete, rispettivamente al secondo mandolino, alla mandola e alla chitarra. Ed ecco che la musica ha preso il sopravvento. Niente chiacchiere inutili, solo note, e che note!
Un viaggio musicale straordinario attraverso secoli di storia, iniziando dal ‘700 con il “Duetto Stabat Mater Dolorosa” di Pergolesi e la vivace “Sinfonia in re maggiore” di Cocci. Il pubblico è poi stato trasportato nell’800 e ‘900, con brani come la suggestiva “Suite Marinaresca” di Amadei e l’elegante “Andante et Polonaise” di Mezzacapo, oltre al “Valtzer Fantastico” di Maruscelli e “Echi di Frisio” di Bellenghi, culminando nella passionale “Danza Spagnola” di Calace. La serata si è conclusa con i suoni contemporanei della Jazz Pop Rock Suite di Mandonico e, ciligina sulla torta, la vibrante Nenia e Tarantella della Costa d’Amalfi firmata da Salvatore Della Vecchia, mostrando come il mandolino possa attraversare i generi e le epoche con incredibile versatilità. Ottanta minuti di pura magia.
Un concerto che si ascolta con le orecchie e si percepire col cuore. E non ero l’unico. Ogni nota pizzicata sembrava esplodere nell’aria come una piccola bomba emotiva, e il pubblico, che inizialmente aveva mantenuto un rispettoso silenzio, ha iniziato a lasciarsi andare a convinti applausi.
E dopo? Il bis, ovviamente. Perfetto, necessario. Richiesto a gran voce, non ha fatto altro che confermare le notevoli doti del quartetto, più determinato che mai ha lasciare un buon ricordo nel pubblico presente. E così, dopo aver sfidato le intemperie e aver applaudito con fragore, siamo usciti dalla Basilica con una sensazione di appagamento difficile da descrivere. La pioggia sembrava quasi essersi placata, come se anche lei fosse rimasta colpita dalla musica.
Questa seconda edizione del Festival Internazionale Mandolinistico non è stata solo ben riuscita, è stata una dichiarazione d’amore per la musica. E, credetemi, quando la musica è così buona, non importa se piove.
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