29 Settembre 2024

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HALLOWEEN DA BRIVIDI ALLE ISOLE CANARIE: EVENTI, LEGGENDE E MITI


Per esperienze da urlo, l’arcipelago spagnolo invita a scoprire storie e racconti avvolti dal mistero, che fanno parte del suo ricco patrimonio culturale

Tra foreste imperscrutabili, temibili vulcani e piante miracolose, le Isole Canarie ad Halloween sanno regalare emozioni anche ai più impavidi cacciatori di brividi.

Per celebrare la notte più infestata dell’anno, l’arcipelago mette in mostra tutte le sue atmosfere dark, tra eventi a tema, luoghi incantati e racconti popolari.

Questo angolo di Spagna saprà stupire i visitatori… e non solo per le spiagge incantevoli e i paesaggi emozionanti.

Eventi a tema a Gran Canaria: dalla Noche de los Finaos al Don Juan Tenorio

L’isola di Gran Canaria si prepara ad accogliere i turisti più temerari il 31 ottobre, giorno in cui si commemorano gli antenati defunti e per questo chiamato dai locali “Fiesta de los Difuntos” o “Fiesta de los Finaos”. Anticamente, di sera i bambini andavano di casa in casa per chiedere i cosiddetti “finaos” (i “Santi”), ricevendo mandorle, noci, fichi secchi o castagne da condividere poi in famiglia, mentre si ascoltavano i racconti della donna più anziana della famiglia. Ora, invece, sotto l’influenza di Halloween, si dà sfogo a sfilate di zombie e costumi spaventosi.

In questa notte, Plaza de Santa Ana (nel cuore del quartiere Vegueta a Las Palmas de Gran Canaria) si trasforma nel palcoscenico dell’opera teatrale “Don Juan Tenorio”, di José Zorrilla, interpretazione molto sentita del classico eroe romantico.

Sempre a Gran canaria, il paese di Telde, invece, ospita il famoso e mostruoso evento University Halloween XL 2024. Tra le esperienze principali, si potrà entrare in un cimitero vivente, per aggiungere un tocco di mistero e terrore alla serata, assistere a una grande varietà di spettacoli dal vivo e accedere a una zona riservata alle photo opportunities, per catturare i momenti più memorabili.

Tenerife: la leggenda del Monte Teide e il fantasma di Catalina Lercaro

Oltre agli eventi, l’alone di mistero delle Isole Canarie è alimentato dai racconti che le popolano. Questo viaggio cultuale inizia ai confini dell’isola di Tenerife, dove spicca una delle cime più alte d’Europa (3.718 metri), il vulcano El Teide. I primi abitanti dell’arcipelago, la popolazione dei Guanci, narravano che qui vivesse un demone chiamato Guayota, che rapì per gelosia il Dio del Sole, Magec, e lo intrappolò nel vulcano, facendo precipitare il mondo nelle tenebre. Così, gli abitanti dell’isola si rivolsero ad Achamán, il Dio del Cielo, chiedendo il suo intervento affinché liberasse il sole dalla sua prigionia. Dopo una feroce lotta, Achamán riuscì a sconfiggere il maligno: imprigionò Guayota all’interno del Teide e chiuse il cratere con un cono bianco a coronamento del vulcano, fermandone l’eruzione.

Ma Tenerife è anche patria di uno dei più famosi spettri delle Isole Canarie e dell’intera Spagna: Catalina Lercaro. Appartenente alla ricca famiglia dei Lercaro (i proprietari di un palazzo che oggi ospita il Museo di Storia dell’isola), Catalina si tolse la vita quando il padre la costrinse a sposare un uomo anziano, gettandosi in un pozzo. Nonostante la volontà dei genitori di seppellirla nel cimitero, la Chiesa si oppose per via del suo suicidio; da allora, leggenda vuole che l’anima di Catalina vaghi ancora per le stanze di quel palazzo, dove talvolta si possono udire i suoi passi tra i corridoi e le stanze.

Lanzarote: l’aloe vera e il diavolo del Timanfaya

Teatro di una scenografia sorprendente, tra fertili vallate, bianchi villaggi, palmeti e spiagge dorate, Lanzarote è l’isola dove riecheggia il mito dell’aloe vera, pianta medicinale così chiamata in memoria di due innamorati, che si sposarono nel 1730: Aloe, figlio dell’uomo più ricco di Lanzarote, e Vera, figlia di un agricoltore di piante medicinali. Durante la celebrazione del matrimonio, si dice che la terra iniziò a tremare e il vulcano ad eruttare, minacciando gli invitati con una pioggia di rocce e cenere.

Purtroppo, la sposa fu colpita da una roccia lavica e il giovane cercò disperatamente, ma invano, di salvarla, spostando il macigno rovente con una forca a cinque punte.

Vedendo il corpo esanime dell’amata, Aloe, impazzito, iniziò a correre verso la vallata del Timanfaya, con in braccio la ragazza e il forcone. Stremato dal cammino, gridò alzando la forca al cielo, fino a quando la lava incandescente non lo fece sparire, unendo indissolubilmente Aloe con Vera.

Assistendo a questa scena straziante, gli abitanti del villaggio esclamarono: “pobre diablo”, facendo così del “povero diavolo” il simbolo del Parco Nazionale di Timanfaya e dell’isola stessa.

La Gomera: la leggenda di Gara e Jonay

Il Parco Nazionale del Garajonay deve il suo nome ai due amanti Gara, principessa Agulo, antico paese dell’isola di La Gomera, e Jonay, figlio del re dei Guanci che abitavano Adeje sull’isola di Tenerife.

La loro però era una storia impossibile in quanto un presagio li aveva avvertiti che, se fossero stati insieme, il fuoco del Teide li avrebbe travolti, presagio che poi si rivelò veritiero.

Il loro legame era talmente forte che Jonay per raggiungere l’amata attraversò a nuoto lo stretto di mare tra le due isole. Una volta scoperti dal padre di Gara, furioso per la fuga della figlia, i due si trafissero insieme, suggellando così la loro unione eterna.

El Hierro e la leggenda di un albero magico

Uno dei racconti più noti dell’isola più giovane dell’arcipelago, El Hierro, vuole che, all’arrivo degli spagnoli, il popolo indigeno dei Bimbaches si riunì e decise di nascondere agli stranieri l’esistenza del Garoé, un albero magico. Le foglie di questo albero erano capaci di raccogliere grandi quantità di acqua piovana e gli spagnoli, se non fossero giunti a conoscenza di questo prodigio, avrebbero desistito all’idea di stabilirsi in quelle terre per la mancanza d’acqua. Ma il piano fallì quando Agarfa, una giovane donna Bimbache, si innamorò di un soldato andaluso che faceva parte della spedizione e lo condusse direttamente all’albero, tradendo così il suo popolo. Quest’albero è diventato il simbolo dell’identità isolana, nonostante sia stato abbattuto da un uragano nel XVII secolo.

Fuerteventura: la leggenda della luce di Mafasca e il cimitero sul mare

Originaria dell’isola di Fuerteventura è, invece, la leggenda della luce di Mafasca, che narra di alcuni pastori che decisero di preparare il fuoco per rifocillarsi e accamparsi durante la notte, alla fine di una lunga giornata di lavoro. Durante la ricerca della legna da ardere, trovarono una piccola croce di legno e, per la troppa fame, decisero di utilizzare comunque questo simbolo sacro per alimentare il fuoco. Improvvisamente, le fiamme si alzarono e dalle ceneri della croce emerse una luce che sembrava avere vita propria: i pastori scapparono spaventati e raccontarono a tutti ciò che avevano visto, convinti che si trattasse dell’anima del defunto di cui avevano distrutto il ricordo con il loro gesto. Da allora, si dice che questa luce continui ad apparire in notti silenziose e buie sia a Fuerteventura sia nelle altre isole.

Per chi volesse vedere uno scenario “da brividi”, Fuerteventura ospita uno dei luoghi più desolati e solitari di tutte le Canarie: il Cementerio Marino de Cofete. Si tratta di un piccolo cimitero in riva all’oceano nella parte meno abitata e più desertica dell’isola, la costa sud-occidentale, dove le dune di sabbia create dai venti sahariani si uniscono a decine di coni vulcanici e colate di lava relativamente recenti.

La leggenda di San Borondón, l’isola che non c’è

Infine, l’itinerario tra mito e realtà alle Isole Canarie si conclude con il mito di San Borondón (o San Brandán), nome con cui come veniva chiamata nella cartografia medievale un’isola che sembrerebbe scomparsa senza lasciare traccia, se mai realmente esistita.

È un racconto a cui gli abitanti dell’arcipelago sono particolarmente affezionati proprio per la magia che circonda quest’isola avvistata da alcuni, ma sempre avvolta da una fitta nebbia o da strati di nuvole (per molti riconducibili a un mero effetto ottico).

San Borondón, nel tempo, è stata soprannominata in diversi modi, tutti molto suggestivi: isola segreta, perduta, incantata o l’isola “non trubada”.