Da venerdì 4 ottobre è disponibile in formato fisico e in tutti i digital stores ‘No Jazz. Omaggio a Natalino Otto’, nuova e sentita operazione discografica a cura del Fidanza Jazz Combo. La data di uscita è un ulteriore omaggio, coincidendo con il 55° anniversario dalla morte di Natalino Otto, avvenuta nel 1969. Quindici brani scelti tra i più e meno noti, a firma di Natalino Otto, che ripercorrono la sua gloriosa carriera di cantante, indiscusso iniziatore e protagonista dello Swing in Italia.
IL NUOVO ALBUM ‘NO JAZZ. OMAGGIO A NATALINO OTTO’
Quando i fratelli Gershwin scrivevano la storia del Jazz, cosa succedeva in Italia? Una profonda ricerca potrebbe donarvi grandi emozioni e sorprese. Si arriverà ben presto a conoscere la storia di un ragazzino genovese di nome Natale Codognotto che nel 1932, a soli vent’anni, si imbarcò sul transatlantico Conte di Savoia come assistente del batterista di bordo nella rotta tra Genova e New York, attraversando l’Oceano Atlantico per ben 34 volte in un continuo e swingante scambio culturale, giorno dopo giorno alimentato dalla sua curiosità.
Sbarcato definitivamente a Genova nel 1935, portò da noi il germe dello Swing continuando a suonare come batterista e, grazie ad un’assorbita esperienza, iniziò a cantare. Nel 1937 ebbe il primo incontro con Gorni Kramer, in quegli anni la personalità più attiva del Jazz italiano, che contribuì al debutto ufficiale di Natalino Otto con la prima incisione: ‘Biriei’, scritta dallo stesso Natalino.
Iniziò ben presto un percorso ad ostacoli proprio in quelli che erano anni di fermento e grandi evoluzioni per la canzone italiana. Tra il ’41 e il ‘45 la musica Swing e Jazz nel nostro Paese venne censurata in tutti i modi dalle imposizioni all’Eiar, l’Ente Radiofonico di Stato, che non permetteva l’emissione di canzoni di derivazione americana, definendola “barbara antimusica negra“. Natalino Otto non smise mai di incidere e di cantare e solo quando l’EIAR divenne RAI, alla fine del 1944 fu spesso invitato per concerti e trasmissioni radiofoniche.
Con la fine della guerra arrivò finalmente anche l’attenzione di giornali e riviste e nel 1949 venne ufficialmente scritturato dalla RAI per poi proseguire la sua brillante carriera di cantante, autore ed editore, grande e poliedrico artista italiano.
Fabio Fidanza a proposito del nuovo album dichiara: «Ad un certo punto mi chiesi chi fossero i nostri Frank Sinatra, Count Basie, Nat King Cole, Duke Ellington. E la ricerca mi portò presto a scoprire Natalino Otto, Gorni Kramer, Pippo Barzizza e gli altri pionieri dello Swing in Italia.
Quando ho ascoltato per la prima volta i brani di Natalino Otto mi è parso di ripercorrere una strada nota: forse non ne avevo una memoria nitida, ma quei pezzi mi erano familiari. Li avevo forse ascoltati da piccolo, e certamente toccavano dei tasti della mia storia musicale, segnando la direzione della mia ricerca artistica.».
Il repertorio di Natalino Otto è vastissimo: in questo disco si alternano brani ormai parte della cultura popolare italiana, come Op Op Trotta Cavallino, Mamma Voglio Anch’io La Fidanzata, Ho Un Sassolino Nella Scarpa ad opere meno note, come Benvenuto Mister Swing o Perdoni Signor Bach, che sono autentiche perle di Swing nostrano. Non mancano brani che portano la firma di Otto, come Che Ritmo, Senti Che Ritmo e Non Ti Posso Dar Che Baci.
Il disco è suonato in duo e in diretta, nello spirito dell’epoca, giocando con i suoni della voce che imita i fiati, a creare l’impasto di una piccolissima orchestra.
CHI E’ IL FIDANZA JAZZ COMBO
Il Fidanza Jazz Combo nasce dalla ricerca di Fabio Fidanza (voce, chitarra e fiati vocali) e Dario Di Giammartino (batteria) sulla contaminazione tra la musica italiana e lo swing americano.
Il repertorio si snoda tra i classici italiani degli anni 1920-1950, da Natalino Otto, al Quartetto Cetra, in contrappunto alle canzoni americane dell’epoca, tra George Gershwin e Nat King Cole. Nei loro concerti si inseriscono i anche numerosi brani originali, scritti nello stile dell’epoca d’oro dello swing.
Questa rispettosa tela musicale del combo abruzzese crea immediatamente un rapporto speciale con il pubblico presente, grazie all’esplorazione di un repertorio quasi sconosciuto della nostra eredità musicale, ma immediatamente riconoscibile anche nel racconto, farcito di umorismo, del rapporto musicale tra Italia e Stati Uniti.
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