22 Ottobre 2024

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La World Sustainability Foundation rivela l’impatto allarmante delle collisioni tra navi e balene

La World Sustainability Foundation presenta i risultati di un importante studio condotto dalla biologa Federica Azzali e supportato dal fornitore di servizi logistici di Palermo Italian Shipping & Logistics Agency Srl (ISLA) . La ricerca approfondisce un problema crescente e spesso sottovalutato: le collisioni tra navi e balene nei nostri oceani.

Lo studio rivela un quadro preoccupante: ogni anno si stima che si verifichino tra migliaia e decine di migliaia di collisioni tra navi e balene. Queste collisioni non solo mettono a repentaglio la vita dei cetacei, ma possono anche causare danni significativi alle imbarcazioni e rappresentare un pericolo per l’equipaggio. Il problema sta peggiorando con l’aumento del traffico marittimo.

Tra le specie più colpite ci sono quelle già minacciate di estinzione: balenottere minori, capodogli, balenottere azzurre e balene franche. Il dott. Azzali spiega : “Queste magnifiche creature, già messe alla prova dalla caccia in passato, ora affrontano una nuova minaccia. Le collisioni con le navi stanno diventando un fattore significativo che ostacola il loro recupero”.

Lo studio ha identificato le Important Marine Mammals Areas (IMMA) come punti focali per la protezione dei cetacei. Queste aree, che includono zone di riproduzione, alimentazione e migrazione, spesso si sovrappongono a rotte di navigazione ad alto traffico, aumentando il rischio di collisioni.

Un elemento chiave dello studio è una mappa dettagliata che illustra la sovrapposizione tra le rotte di navigazione più trafficate e le IMMA nel Mar Mediterraneo. “Questa mappa è uno strumento chiave”, afferma il dott. Azzali . “Ci consente di visualizzare chiaramente le aree a più alto rischio e pianificare interventi mirati per proteggere i cetacei”.

Per affrontare questo problema, il team di ricerca propone diverse soluzioni. Tra queste, l’uso di osservatori o sistemi automatizzati per rilevare i cetacei, l’implementazione di sistemi di routing delle navi, l’applicazione di riduzioni di velocità nelle aree ad alto rischio, l’uso di tecnologie avanzate come le telecamere a infrarossi e la condivisione delle osservazioni in tempo reale. Promuove inoltre l’adozione di certificazioni per la navigazione sostenibile, come la certificazione “Whale-Safe” di Friend of the Sea , che premia gli operatori marittimi che adottano misure preventive.

Un aspetto allarmante emerso dalla ricerca è la mancanza di consapevolezza pubblica di questo problema. Un sondaggio condotto come parte dello studio ha rivelato che almeno il 50 percento del pubblico non era a conoscenza di questo problema. “Aumentare la consapevolezza è fondamentale”, afferma Paolo Bray, fondatore e direttore della World Sustainability Foundation. “Solo attraverso una comprensione diffusa del problema possiamo sperare di mobilitare le risorse e il supporto necessari per implementare soluzioni efficaci”.

La World Sustainability Foundation invita le autorità marittime, le compagnie di navigazione e il pubblico a prendere nota di queste scoperte e a lavorare insieme per implementare soluzioni efficaci. Proteggere queste specie marine non è solo una questione di conservazione della biodiversità, ma anche di sicurezza marittima e responsabilità globale.

“ISLA è stata molto lieta di supportare lo studio perché, in quanto azienda coinvolta nel settore marittimo, riteniamo che sia nostra responsabilità contribuire a proteggere gli oceani”, afferma il direttore generale Pietro Coniglio . ” Viviamo del mare e comprendiamo la necessità di preservarlo per le generazioni future”.

La copia completa dello studio, inclusa una mappa dettagliata delle aree a rischio nel Mediterraneo, è disponibile all’indirizzo: https://friendofthesea.org/marine-conservation-projects-and-awareness/save-the-whales-2/