La Cantina San Michele Appiano celebra il vino bianco altoatesino che ha conquistato prima il mercato locale e poi internazionale, per poi diventare un vero e proprio brand.
La Cantina San Michele Appiano celebra i 40 anni del Pinot Bianco Schulthauser, l’etichetta che ha segnato la rinascita qualitativa del vino altoatesino, diventando un vero e proprio brand. Grazie all’idea rivoluzionaria del winemaker Hans Terzer di creare un Pinot Bianco più strutturato e longevo, attraverso un nuovo personale modello di vinificazione che potesse valorizzare le uve migliori dei conferitori, lo Schulthauser ha conquistato il mercato prima locale e poi internazionale e ricopre ancora oggi un ruolo identitario e irrinunciabile per la pluripremiata Cantina altoatesina.
Appiano (BZ) – Compie 40 anni il celebre Schulthauser della Cantina San Michele Appiano, realtà nata nel 1907 e oggi leader nel panorama vitivinicolo altoatesino e nazionale. Una delle prime selezioni che in Alto Adige ha avuto per protagonista un vino bianco è avvenuta nel 1982, anno in cui il winemaker Hans Terzer, assieme ad altri enologi, sarebbe stato protagonista della rinascita qualitativa del vino altoatesino. Schulthauser fu il primo passo in quella direzione e ancora oggi riveste per la cantina un ruolo identitario e irrinunciabile: conserva infatti l’etichetta originaria, il vecchio formato della bottiglia renana e, soprattutto, il nome, anche a seguito del passaggio delle selezioni nella linea “Fallwind”, inaugurata lo scorso anno.
Nel periodo in cui la viticultura di qualità cominciava a farsi strada nella terra dei rossi dolomitici, tra i pochi vitigni a bacca bianca dominava il Pinot Bianco: Terzer scelse una zona di altura, nella contrada Appiano Monte, ai piedi del massiccio della Mendola, intorno al Castello Moos-Schulthaus. «Dopo aver fatto qualche esperimento con il Pinot Bianco vinificato esclusivamente in acciaio da impianti sin troppo produttivi, mi venne l’idea di creare una tipologia di bianco più strutturato e possibilmente longevo» racconta lo stesso Terzer. È con questo vino, infatti, che Hans Terzer inaugurò un nuovo personale modello di vinificazione per valorizzare le uve migliori dei conferitori, vinificando circa il 70% in acciaio e il rimanente 30% in legno grande e introducendo una nuova tecnica fino ad allora sconosciuta in Alto Adige, la fermentazione malolattica per una parte del Pinot Bianco per aumentare morbidezza ed eleganza. Il risultato fu da subito un Pinot Bianco fresco e fruttato, ma allo stesso tempo “setoso” e soprattutto piacevole. Lo Schulthauser divenne così il primo vino bianco altoatesino a conquistare il mercato prima locale e poi internazionale, diventando un vero e proprio brand.
Del vigneto Schulthaus, 26 ettari sono dedicati al Pinot Bianco. La vendemmia, che un tempo cominciava a fine settembre, oggi è anticipata al 15 del mese, con rese intorno ai 60 hl/ha e una produzione massima tra gli 80 e i 90 quintali, per un totale di circa 200 mila bottiglie prodotte ogni anno.
Le caratteristiche organolettiche variano da vendemmia a vendemmia, ma le connotazioni di base sono sempre riuscite a mantenere una continuità: profumi di mela e pera in primis, con concessioni all’albicocca e alla susina, oltre alle nuance floreali del biancospino e della zagara. L’esame gustativo è quello che sorprende per ricchezza e pienezza, eleganza ed equilibrio. Non mancano le note acide, minerali e sapide. E d’altra parte, non poteva essere altrimenti, data la provenienza delle vigne, coltivate su terreni a prevalente composizione dolomitico-calcarea, e sottoposti al tipico microclima fresco e ventilato delle pendici della catena della Mendola. Il tutto vale a donare serbevolezza e longevità, come dimostrano le note degustative delle vecchie annate.
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