Il 24 giugno prossimo Guido Coraddu sarà allo Spazio Ilisso di Nuoro (via Brofferio 23) per proporre dal vivo una selezione di brani dal suo recente album Miele amaro – Una antologia del Jazz sardo, che ripercorre al pianoforte alcuni dei brani dei più grandi jazzisti sardi. Il concerto viene presentato a una settimana dall’inaugurazione nella stessa sede della mostra di opere di Tonino Casula, Ostinato continuo. Casula illustre esponente dell’astrattismo geometrico, è tra le personalità più incisive che hanno, per scelta, operato e vissuto in Sardegna dalla seconda metà del Novecento a oggi. Una mostra curata da Laura Calvi e da Ilisso edizioni, editore di riferimento per letteratura, storia e poesia della Sardegna; fra questi anche di Salvatore Cambosu autore del celebre “Miele amaro” cui rimanda l’album di Coraddu. Ilisso cura le edizioni artistiche dei più importanti esponenti dell’arte isolana: Maria Lai, Biasi, Tavolara, lo stesso Tonino Casula e Costantino Nivola, altro artista a cui si lega il lavoro di Coraddu tanto da campeggiare sulla copertina dell’album,.
La presentazione di Miele Amaro presso lo Spazio Ilisso è un omaggio dovuto a chi riveste un ruolo fondamentale per la conoscenza del portato culturale della Sardegna nelle sue molteplici sfaccettature, ed è particolarmente interessante che avvenga in concomitanza con la mostra di Tonino Casula, artista fortemente proiettato verso i linguaggi di frontiera.
Il percorso di Miele Amaro vuole gettare un faro sul lavoro di autori molto diversi per età e per formazione, abbracciando quarant’anni di musica e almeno tre generazioni, incentrandosi sulle musiche dei più noti autori sardi di musica jazz. E, tralasciando per un attimo l’intimo rapporto che ogni musicista ha con il proprio strumento (in alcuni casi un unicum, come per Paolo Angeli e la sua chitarra preparata), sceglie di raccontare questa musica e i suoi autori attraverso la tastiera, tanto classica quanto eterna e contemporanea, del pianoforte. Una trascrizione che ha cercato di mantenere un equilibrio tra la rilettura jazzistica – che si appropria dei brani e li personalizza trasformandone a volte armonie e forme – ed il riferimento alla concezione originale delle composizioni. Il titolo, Miele Amaro, nasce dalla suggestione di una fondamentale antologia di poesia e prosa della Sardegna, pubblicata da Salvatore Cambosu nel 1954: lettura imprescindibile per chi voglia approcciarsi alla cultura isolana.
Il jazz Italiano conosce in questi anni un momento di grande vivacità: mai era capitato in passato che l’Italia contasse tanti artisti tra i grandi maestri del jazz internazionale. In questo panorama un ruolo particolare lo riveste la Sardegna, una delle regioni meno popolose del paese, ma terra natale di numerosi artisti che, dalla loro appartenenza alla cultura isolana, hanno tratto linfa per espressioni musicali originali, a volte di grandissimo successo.
In un’epoca come quella di questo confuso nuovo millennio il jazz ha smesso di essere genere musicale per diventare uno dei linguaggi della contemporaneità, una semantica che permette ad artisti di ogni provenienza di ritagliarsi la propria identità nella ibridazione tra un patrimonio acquisito di linguaggi musicali e le peculiarità della propria appartenenza culturale. Questo processo ha dato vita a infinite declinazioni del jazz: caraibico, scandinavo, flamenco, arabo… e anche la Sardegna ha una suo specifico jazz, rintracciabile nel lavoro di tanti musicisti che si sono ispirati alle musiche ancestrali dell’isola, ma anche ai suoi abitanti, paesaggi, sapori ed aromi, per tracciare nuove strade.
A supporto del progetto la potente ispirazione di Costantino Nivola, l’artista sardo di Orani che ha costruito un linguaggio in cui i segni dell’età contemporanea hanno dialogato con quelli arcaici della Sardegna, facendone un protagonista della grande ricerca visuale del dopoguerra. Un dialogo fra epoche e suggestioni ed un’ibridazione artistica che sono elementi d’ispirazione anche di Miele amaro. Le riproduzioni delle opere di Nivola sono state concesse dalla Fondazione Nivola e dal fotografo Marco Anelli.
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