Mostra e annullo filatelico a Soncino
Spesso ci si domanda come l’arte riesca sempre a creare qualcosa di nuovo, qualcosa che la mente umana non è mai stata in grado di ideare e realizzare. Spesso nella contemporaneità l’artista non viene compreso, come tutti i geni, e bisogna sempre attendere che l’idea “decanti” in una sorta di limbo. Tutto ciò, e molto altro, è accaduto a Piero Manzoni, soncinese di nascita, che nella sua troppo breve vita seppe rivoluzionare il concetto di arte, diventando poi riferimento per le generazioni successive.
La sua produzione ha sperimentato materiali inconsueti, fino alla provocazione (da ricordare “l’arte da mangiare” dove invita il pubblico a consumare uova su cui è impressa la sua impronta”) che sfocia poi nella famosissima “Merda d’artista”, opera inizialmente fra le meno comprese dal mondo artistico ma poi rivalutata nel tempo come elemento di innovazione, di ricerca, di chiave di lettura con un significato artistico elevato.
A distanza di 60 anni dalla sua scomparsa la città che gli ha dato i natali ha deciso di sottolineare questa mente brillante ed innovativa con una serie di iniziative volte a dare massimo risalto alla sua figura, alle sue opere ed al suo lascito artistico.
L’annullo filatelico
Il Museo della Stampa di Soncino, in collaborazione con la Fondazione Piero Manzoni, su richiesta della Pro Loco di Soncino APS, ha ideato con Poste Italiane e l’Ufficio Postale – sportello filatelico di Crema uno speciale annullo filatelico. Per l’occasione è stata approntata una serie di cartoline postali dedicate, riproducenti un bellissimo “Achrome” in tela grinzata e caolino, obliterate poi con lo speciale timbro che ricorda la sequenza di lettere, utilizzata da Manzoni in diversi lavori, tra cui le Tavole di accertamento (datate 1962), splendido connubio tra l’idea della scrittura e la pratica della stampa. Un’oggetto filatelico dal doppio valore, sia storico che artistico. L’annullo sarà disponibile fino al 13 settembre sempre presso l’Ufficio Postale di Crema, in Piazza Angelo Madeo 3, per entrare poi a far parte della collezione storico postale del Museo della Comunicazione di Roma.
La mostra
Da non perdere la mostra “Relazioni (im)possibili. Il fil rouge da Piero Manzoni ad oggi”, che ha ottenuto il Patrocinio del Ministero della Cultura, inaugurata il 25 giugno ed attiva fino al 1° ottobre presso il Museo della Stampa. Un percorso significativo, con opere dell’artista, a cui sono stati affiancati i lavori di 16 artisti contemporanei che hanno portato avanti la sua idea di arte appunto in un ideale “fil rouge”. La mostra è stata curata da Demis Martinelli e dalla Direttrice della Fondazione Piero Manzoni, Rosalia Pasqualino di Marineo.
(per tutte le informazioni Museo (museostampasoncino.it)
Gli altri eventi
Gli altri eventi
Il 4 marzo presso la Sala Convegni Ex Filanda Meroni si è tenuta una conversazione sulla “Merda d’artista” con valenti professori e studiosi dell’opera di Manzoni. Il 13 maggio presso la Sala Ciminiera si è tenuto un concerto di pianoforte con la Maestra Maria Grazia Bellocchio. Si è proseguito poi, sempre il 13 luglio, con la trasmissione, presso il Fossato della Rocca Sforzesca, del documentario “Piero Manzoni artista” di Andrea Bettinetti.
La parola agli organizzatori
Proprio a Rosalia Pasqualino di Marineo abbiamo chiesto una riflessione su questo 60°. Dottoressa, quale emozione sta provando in questi mesi dove la figura di Manzoni viene nuovamente scoperta ma sotto altre vesti, meno conosciute?
P. Non parlerei di emozione e tantomeno di riscoperta. La realizzazione di questi progetti ha richiesto moltissimo lavoro per me e per il mio staff. Potrei dire che questa nuova chiave di lettura mi sembra abbia funzionato in modo anche sorprendente. Quando progetti una mostra puoi solo immaginare il risultato, che solo a fine allestimento vedi realmente. In questo caso mi sembra ben riuscito, con un equilibrio tra lo spazio non facile del Museo della Stampa, Manzoni e gli altri artisti.
Fondamentale è stata la collaborazione dei 16 artisti, che hanno avuto parte attiva nella definizione del progetto, non solo con estrema professionalità ma anche con una dose di empatia e generosità: Sergio Breviario, Dario Buccino, Gianni Caravaggio, Nicoló Cecchella, Barbara Colombo, Massimo De Caria, Carlo Dell’Acqua, Paola Di Bello, Andrea Francolino, Carlo e Fabio Ingrassia, Giovanni Morbin, Liliana Moro, Cesare Pietroiusti, David Reimondo, Fabio Roncato e Skygolpe.
La scelta di ospitare le opere di altri artisti che hanno seguito le tracce di Manzoni è apparsa singolare ma di grande impatto. Non è stato un lavoro facile ma il risultato è stupefacente. Come è nata questa idea?
P. Quello dell’eredità di Manzoni nelle generazioni successive è un tema che mi interessa da sempre. Nel film di Andrea Bettinetti un gigante come Damien Hirst riconosce l’importanza che ha avuto per lui e la sua generazione l’artista italiano. Mi è sembrata questa l’occasione giusta per approfondire questa influenza, portando avanti un progetto che pur negli spazi molto intimi e carichi del Museo della Stampa potesse funzionare.
Al Consigliere Pro loco con delega al Museo della Stampa Giuseppe Cavalli abbiamo invece chiesto con quale spirito ha aderito il Museo a questa commemorazione.
Con grande passione ed entusiasmo perché ci tenevamo moltissimo a ricordare uno dei nostri più illustri e famosi concittadini che come gli Stampatori Ebrei ha portato il nome del nostro Borgo, Soncino, nel mondo.
Consigliere, il forte contrasto tra opere moderne e gli antichi strumenti di stampa poteva apparire un azzardo ma il visitatore riesce invece ad immergersi in due tipi di arte, lontani nel tempo ma espressione della cultura e del genio umano. Un “fil rouge” anche questo, oltre a quello che avete voluto idealmente tracciare tra Manzoni e gli altri artisti esposti.
L’arte probabilmente è iniziata tracciando dei segni, delle righe sulla sabbia, sulle rocce nelle caverne, e tutto questo non si collega forse alla linea infinita di Manzoni, le sue tavole di accertamento, l’alfabeto, c’è sempre un “filo” che collega il passato al futuro.
Il bellissimo annullo filatelico che riproduce i caratteri tipografici e la cartolina “Achrome” lega poi ulteriormente Manzoni alla storia di questo speciale museo.
Direi di sì, perché fin dall’intuizione di Gutenberg, questo nuovo modo di scrivere i testi è stato definito “L’Arte della Stampa” e quindi fanno parte dello stesso universo.
Lasciamo le sale della mostra con la convinzione di uscire da un viaggio metaforico, dal grande impatto emotivo, tra le essenze di antichi inchiostri e la refrattarietà di materiali inerti solo alla vista, ma vivi se osservati con occhio disincantato. Questa mostra lascia comunque il segno e davvero esprime un grande tributo ad un artista che ci ha lasciato troppo giovane ma che ha donato al mondo dell’arte molto di più delle sue opere.
Giuseppe De Carli
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