Da oggi, venerdì 14 giugno, è disponibile in radio “LOVE U AGAIN” (WEFOR / Universal Music GmbH), il nuovo singolo di CLOCKCLOCK, l’energico trio di origine tedesca.
“LOVE U AGAIN” è un appello appassionato ad un amante assente che ha abbandonato la relazione. “Sei l’unica porta che non riesco a tenere chiusa“. Nonostante la fine del rapporto, rimane sempre la speranza che l’altra metà torni.
Il brano ci porta verso il climax del ritornello che offre un’intensa intimità: “Come può il mio cuore essere vivo quando l’hai spezzato così tante volte?“. La domanda socratica è un sottile invito a continuare a spezzare il cuore come se fosse una sfida. Dopotutto, è meglio provare qualcosa che niente. Boki è disposto a sopportare il dolore di un altro inevitabile addio pur di godersi un altro “ciao”.
Il cantante/cantautore Boki e i produttori Mark e Feezy sono i volti dietro il collettivo CLOCKCLOCK. Il loro viaggio è iniziato 7 anni fa con una jam session che li ha portati a raggiungere più volte il primo posto nelle classifiche delle radio tedesche:
- “Over”: #1 nella classifica ufficiale delle radio tedesche, terzo #1 di fila, traguardo raggiunto solo Ed Sheeran e Robin Schulz finora!
- “Sorry”: oltre 65 milioni di stream, #1 nelle classifiche ufficiali delle radio tedesche;
- “Someone Else”: oltre 35 milioni di stream, #1 nelle classifiche ufficiali delle radio tedesche.
I loro brani hanno guadagnato una popolarità tale da permettergli di aprire i concerti di artisti di fama internazionale del calibro di P!NK, SIMPLY RED e One Republic fino al 2023.
Nel 2024 la band vuole incoraggiare gli altri attraverso il proprio viaggio, ispirare e dimostrare che vale la pena sognare e dare tutto quello che si ha con le persone giuste al proprio fianco. ClockClock lo hanno dimostrato con il loro tour sold out “Dreamers” a gennaio/febbraio 2024, un omaggio all’essere sognatori per tutta la vita, il secondo tour sold out dopo “When The Sun Don’t Shine” (2023).
Altri articoli
Alchimie Culturali
Stefania Tasca in Live full band al Teatro Juvarra di Torino
Lo stupro come arma da guerra e il lato oscuro della tecnologia: l’orrore del Congo in “Figli di Serpente”, la denuncia in musica di Gilles Yahfa