23 Novembre 2024

Zarabazà

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Trento si aiuta – I volontari si raccontano

“L’esercito dell’emergenza diventi permanente”. Benuzzi (Centro Auser): “Aumenteranno fragilità e povertà, il volontariato sempre più necessario anche per il dopo, per questo occorre ringiovanire le associazioni La paura del contagio rischia di aumentare l’isolamento degli anziani.”

“Al momento sono saltate alcune delle nostre attività, ma continuiamo a fare ciò che possiamo: gli accompagnamenti alla Protonterapia, la consegna dei prelievi in ospedale, le chiamate a casa delle persone di cui ci occupiamo e qualche piccolo intervento d’emergenza”.

In questo periodo Edoardo Benuzzi, presidente del Centro Auser Trento, tiene aperto l’ufficio per rispondere alle richieste degli utenti, per dare loro informazioni e per organizzare e gestire i più di 50 volontari che ogni giorno si offrono per essere d’aiuto agli altri. “La rete di utenti che raggiungiamo è molto estesa. Si pensi che l’anno scorso le persone che si sono rivolte a noi per singoli interventi o per esigenze periodiche sono state circa 700”.

L’associazione è convenzionata con l’Azienda sanitaria Provinciale per il ritiro delle provette dei prelievi non solo di Trento, ma anche di Aldeno e Vezzano in Val dei Laghi. I volontari inoltre si occupano dell’accompagnamento alle visite mediche (l’anno scorso quasi 2000 accompagnamenti), e delle spese da consegnare a domicilio, che ora girano alla rete di Pronto Pia vista l’età dei volontari. “Prima dell’emergenza Coronavirus avevamo una decina di volontari per la compagnia a domicilio. Di solito si andava a trovare le persone un paio di volte a settimana”.

Edoardo spiega che per lui fare il volontario non è fare qualcosa di extra-ordinario, qualcosa in più rispetto a quello di cui la nostra comunità ha bisogno, ma è sempre stato qualcosa di essenziale. “Razionalmente parlando l’azione di volontariato è necessaria. Se non c’è qualcuno che la fa, non ce la si fa. I servizi promossi dalla Provincia e dai Comuni sono importantissimi, ma non bastano a seguire le rughe del welfare, ci vuole il volontariato per tenere in piedi la società, sia socialmente che economicamente”.

Con il suo occhio attento, dopo tanti anni di servizio, Edoardo si è accorto che in questo periodo si è formato un piccolo esercito di nuovi volontari. Giovani studenti e universitari che generosamente si offrono per portare la spesa, le medicine o un aiuto a chi ne ha bisogno: “Se per l’emergenza si è messo in piedi tutto questo volontariato, si dovrà trasformare questo ‘esercito dell’emergenza’ in un ‘esercito permanente’ perché i bisogni aumenteranno in futuro. Se, come dicono, non sarà più niente come prima allora cosa succederà? Aumenteranno anche le fragilità e le povertà. Le persone che avranno bisogno di una mano dal punto di vista economico, sociale e anche pratico saranno ancora di più. Per esempio se tolgono l’Elastibus e ritornano i trasporti normali non sarà semplice, perché aumenteranno le richieste di accompagnamento a carico delle associazioni come la nostra, e non so se riusciremo a far fronte a tutto questo senza l’aiuto di nuovi volontari. Gli anziani rischieranno di rimanere tagliati fuori dalla comunità per paura del contagio. Perché sono i più a rischio e avranno paura ad usare i mezzi pubblici o a frequentare le zone dove ci sono molte persone. Buona parte delle associazioni sono composte da persone anziane, ci vuole un ringiovanimento. Bene che i giovani abbiano dato la loro disponibilità per Pronto Pia, ma bisogna consolidare queste buone pratiche, anche formando i nuovi volontari”.