Confini da attraversare, limiti da superare, per sprigionare energie che non credevamo di possedere: sulla via della conoscenza e della sperimentazione, la nuova edizione di ROBOT. Il festival di musica elettronica e arti digitali in programma a Bologna dal 23 al 25 ottobre 2020, è immaginato come esercizio di esplorazione, una pratica di ricerca nella quale, alla stessa maniera, gli artisti e il pubblico sono impegnati.
Insieme devono compiere il miglio finale, riempire gli spazi, abitare gli ambienti di enorme suggestione post industriale di DumBO, una di quelle zone che spostano ancora più avanti i ‘confini’, appunto, di una città – Bologna – in continua trasformazione.
Una città che, anche in un anno complesso come il 2020 non rinuncia al piacere dell’ascolto e della scoperta, della fruizione delle musiche d’avanguardia, per le quali i ‘confini’ sono un invito continuo a lasciarsi andare alle vertigini sonore, percorrendoli, lasciandoli alle spalle.
Borders è il tema di questa edizione, che, in maniera apparentemente paradossale, proprio quando dichiara l’instabilità delle barriere, sceglie di allestire un cartellone tutto italiano, come sempre con la direzione artistica di Marco Ligurgo.
Rispondendo, da una lato, alla necessità diffusa di costruire un festival che possa finalmente valorizzare i talenti nazionali, dall’altro alla consapevolezza che quello che avviene nella scena italiana ha ormai una dimensione planetaria, per la quale la provenienza geografica è solo un fatto anagrafico.
Se poi gli artisti invitati esprimono un’identità in movimento che affonda però le sue radici nella terra dove sono nati, lo decideranno gli ascoltatori.
La formula adottata è quella di tre personalità che negli anni scorsi hanno condiviso l’evolversi del festival, tutti protagonisti della scena internazionale e con linguaggi espressivi molto diversi tra loro, che hanno collaborato con la direzione artistica di ROBOT invitando a suonare con loro o suggerendo alcuni artisti per la line up.
Si tratta di Caterina Barbieri, Donato Dozzy e Lorenzo Senni che si esibiranno nel Binario Centrale. A loro verrà chiesto di interpretare la ‘mutazione’ necessaria della musica elettronica che non sarà possibile ballare e deve quindi diventare performance, concerto, ambiente, partitura da ascoltare.
Il resto degli artisti (che verranno annunciati a breve) e delle performance saranno distribuiti tra la Baia, area coperta all’aperto di DumBO, e lo Spazio Bianco, dove verrà dato come sempre grosso risalto anche alla scena sonora bolognese.
Non mancheranno i workshop e i panel che approfondiranno i temi del festival e le installazioni artistiche allestite negli spazi di DumBO.
Gran finale il 25 ottobre nella Baia con un BBQ musicale dalle 12 sino a mezzanotte e con il ritorno della sezione RBT Kids, un programma di laboratori ed ascolti pensati per i più piccoli.
ROBOT Festival è un progetto dell’Associazione Culturale Shape, patrocinato e sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Bologna.
: : ARTISTI: :
CATERINA BARBIERI – Rimanere fedeli a una visione mutando pelle di volta in volta: così è Caterina Barbieri in live. Lunghe fughe strumentali in analog overload, che sia il Buchla 200 o l’accoppiata sequencer ER-101 – oscillatore armonico Verbos la sostanza non cambia: comunque sempre tunnel psichici di cui si conosce solo il punto di partenza, che è dove e quando parte la prima nota, tutto il resto è frontiera.
DONATO DOZZY – Detto “Il Professore”, inizia a fare i suoi primi dj set a fine ‘80. Il suo gusto personale si evolve da un’amore per la dub e italodisco verso la techno e l’acid house, per arrivare oggi a una raffinata selezione che le abbraccia tutte. È stato resident del Brancaleone a Roma, e nel 2004 – 2006 del Panorama Bar di Berlino. Torna al Binario Centrale di DumBO con un progetto pensato da lui appositamente per ROBOT12 in collaborazione con altri artisti.
LORENZO SENNI – Lorenzo Senni è tornato con un nuovo album su Warp Records. A quasi 4 anni dal suo acclamato EP “Persona”, l’artista multidisciplinare con sede a Milano ha pubblicato “Scacco Matto”, in linea con il suo caratteristico stile pointillistico, accelerazione ed espansione della sua idea di Rave Voyeurism.
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