22 Novembre 2024

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L’occasione mancata dell’Editoria, metalli, i registri condivisi: Blockchain

di Michele Cannavò

Dall’evoluzione di Internet ai tempi di oggi, sono passati ormai decenni. Lo sviluppo della tecnologia, intesa come l’insieme della consapevolezza, delle tecniche e degli strumenti, negli anni ha contribuito al progresso della civiltà.

Non sempre i fattori tecnologici si muovono nella stessa direzione alla stessa velocità: con l’aumentare del numero di persone che impiegano la tecnologia, l’utilità collettiva varia nelle direzioni individuali.

Per l’Editoria classica – diversamente tra i vari livelli (esempio: mansioni giornalistiche; agenzie d’informazione; giornali, riviste, carta stampata; copisterie) – si è tradotto nell’impossibilità di saziare la voglia di conoscere il mondo da parte della collettività, cedendo il passo a modelli d’impresa che si pongono come insieme d’informazioni.

Anche in Internet tutto può considerarsi “parole”.

E mentre l’informazione classica, tra i dati che scorrono tra i cavi, ha posto il proprio punto di forza nell’immutabilità della carta stampata, gli imprenditori dei dati hanno sommato e distinto la mutabilità del risultato visivo, divenendo strumento d’utilità per tutto il mondo (si pensi ai software, ai motori di ricerca, social, eccetera) ponendo i legislatori nelle condizioni di nuove legislazioni.

Durante e dopo la più lunga e strutturata crisi editoriale di tutti i tempi, è certamente più facile porre queste considerazioni. Nulla in realtà poteva andare diversamente rispetto a come in questi anni si sono sviluppate le condizioni del globo.

Possiamo tuttavia prendere spunto dagli accadimenti del tempo e approcciarci al presente nella prospettiva del futuro.

Inutile immaginare imprese o istituzioni pubbliche piene zeppe di persone che svolgono mansioni che possono svolgere pochi computer gestiti in luoghi diversi; più facile considerare la possibilità che ogni dipendente, pubblico e privato, possa partecipare al grande dibattito internazionale su quest’epoca che è già mutata.

In questo mondo, le risorse, l’umanità, la civiltà, sono in numero finito.

I componenti naturali che contribuiscono a permettere lo sviluppo sociale, nel lungo tempo non sono infiniti e la tecnologia tutta, e quindi l’economia come la società, sono strettamente dipendenti da questi fattori produttivi e di valore. Non è un caso se nei secoli i metalli hanno svolto un ruolo centrale nel regolare il commercio e la diffusione d’idee; che l’Euro sia agganciato all’Oro; che gli Stati Uniti si siano sganciati per diventare insieme al Dollaro e al Petrolio ‘fondamento’. Proprio come non è casuale che il Bitcoin probabilmente, e tra le migliori delle ipotesi, si prova ad equiparare al metallo giallo.

La moneta della tecnologia Blockchain, in termini un po’ più ampi, comprendendo la stragrande maggioranza di valori in circolazione (tra gli altri Bitcoin, Ethereum, Binance, Digibyte, Uniswap, e il susseguirsi delle proposte riguardanti le valute degli stati: Cina, Unione Europea, Stati Uniti; e dei grandi e piccoli operatori privati della tecnologia: Facebook, Twitter; Coinbase, recentemente Paypal), possiamo considerarla un ulteriore input alla finanziarizzazione e alla conoscenza.

La Blockchain, intendendo semplicemente la tecnologia a registri condivisi ovvero la modalità di programmare, le autorizzazioni e livello di accesso al ‘libro condiviso’, eccetera (scrittura e lettura dati, funzionalità e ruoli strutturali); tra l’altro non propone che la condivisione delle informazioni, in concomitanza alla necessità d’ottimizzarsi nel proprio sviluppo che ha la collettività.