Amo la musica e la insegno, con il ruolo di docente della cattedra di Pianoforte Jazz, al Conservatorio di Bari. Dal 2017 mi sto occupando di un fenomeno avvenuto ai tempi dei nostri nonni: la musica nel dopoguerra. Quel periodo non fu infatti semplicemente un momento di entusiasmo e ricostruzione, ma anche un momento in cui esprimere genialità e ricerca. Tanti musicisti di Banda si fecero ammaliare dal jazz e dal ritmo sincopato dei V-Disc portati dagli americani.
La musica leggera inoltre stava finalmente cercando di smarcarsi da mazurche e valzer. Fu così che all’alba degli Anni ’50 – se pensiamo alla Vespa o alla Fiat 500 – si creò un fermento di musicisti e di musiche originali figli di queste nuove sintesi di linguaggio, né completamente italiano e né completamente americano. Alcuni esempi? Renato Carosone a Napoli, Fred Buscaglione in Piemonte, Domenico Modugno in Puglia… e Gianni Quin Jolly a Ferrara, coi suoi mambi e bajon. Eppure di questo “macchiettista”, batterista e cantante – nato a Vigarano Mainarda (Ferrara) nel 1927 – non si ricorda quasi più nessuno. Chi scrive è di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari. La storia che mi spinge a Ferrara nasce così. Ricercando cassette, racconti, foto e quant’altro di musicisti della “Banda di Ruvo” partiti alla fine degli Anni ’40 in cerca di fortuna, tra gli altri mi sono imbattuto in Filippo Pellicani, sax tenorista. Pellicani era sassofonista di Quin Jolly e tanti mi chiedevano “Ma chi era ‘sto Quin Jolly?”. Dopo difficili ricerche ho ritrovato dei 78 giri e qualche 45. Ho letteralmente ‘scoperto’ un musicista spiritoso, competente. Non scriveva musica ma l’arrangiava con originalità e teatralità. Si potrebbe definire un ‘Vinicio Capossela ante-litteram’.
Il mio intento oggi è rendere partecipi i ferraresi di una riscoperta, quella del musicista ‘concittadino’ illustre Gianni Galavotti, in arte Gianni Quin Jolly . Posseggo circa una dozzina di brani e altri sto per ottenerli grazie al collezionista Aldo Cuneo “OndeLontane”. Brani che sto restaurando con cura e passione.
Attraverso i figli Paola e Marco (anche lui musicista, sulle orme del padre), ho recuperato e datato delle fotografie e delle vecchie locandine. Con molta fatica ho anche dato dei nomi a questi musicisti. Alcuni invece mi mancano. La mia idea è di fare un cd a tiratura limitata nei prossimi mesi coi brani restaurati più belli di Galavotti che corrono dal ’54 al ’58. Una musica di quasi 70 anni fa ma ancora fresca, ingenua e colorata. Galavotti iniziò con Ugo Orsatti a Ferrara, non a caso.
Sarei felice se la comunità estense, attenta e appassionata alla musica e a tutte le forme di espressione artistica, mi aiutasse a dare gli ultimi nomi alle foto qui pubblicate e se qualche parente di questi musicisti si facesse vivo con me (email: liviominafra@gmail.com).
> Nella prima foto da sinistra: Filippo Pellicani sax, Joe Cusumano chitarra, Franco Moretti contrabbasso, Giuseppe Benetti “Geppe D’Este” piano, Gianni Galavotti “Quin Jolly batteria” e sotto un trombettista al momento senza nome.
>> Nella seconda foto (locandina rossa), a parte Quin Jolly alla batteria e Franco Moretti al contrabbasso, sono ignoti i musicisti. Musicisti tuttavia che militavano nell’orchestra di Ugo Orsatti e a lui riconducibili. Sarebbe bello dar loro dei nomi.
>>> Nella sezione Producers, degli esempi di produzioni da me già realizzate: http://www.liviominafra.com/discografia/
>>> Pagina Facebook di “Gianni Quin Jolly” (gestita dai figli con immagini e audio) https://www.facebook.com/gianniquinjolly
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