Nell’anniversario, i Musei civici di Modena all’insegna dell’unitarietà tornano al nome originario e propongono una nuova identità visiva. Sabato 27 appuntamento online con Ert
Unitario, civico, aperto, espanso: un museo della comunità per la città di Modena. È come un ritorno al futuro l’appuntamento dell’istituto culturale con il 150° anno dalla fondazione avvenuta nel 1871 ad opera del primo direttore Carlo Boni. All’insegna dei valori fondativi, si ritorna al nome delle origini: “Museo civico di Modena”, al posto dei Musei al plurale, e su questo nome nasce un nuovo sistema di identità visiva che si estenderà progressivamente a tutte le ramificazioni del Museo fuori dal Palazzo di piazza Sant’Agostino e dalle Sale al terzo piano con le raccolte preziose e diverse, e oltre il Lapidario e la Gipsoteca Graziosi a pianoterra: ai nuovi spazi attesi dal recupero dell’ex Ospedale Estense, all’area archeologica Novi Ark, a Palazzo Comunale e Ghirlandina nel sito Unesco, alla Terramara di Montale, alle chiese comunali, al museo a Villa Sorra, al sito internet e ai canali social. Senza dimenticare i depositi, da valorizzare di volta in volta riscoprendo raccolte non esposte in permanenza e oggetto di ricerca, anche con restauri live.
Il nuovo “logo”, razionale, trasparente e compatto, gioca sull’intreccio di rettangoli sovrapposti che richiamano le vetrine ottocentesche che fanno del museo modenese un piccolo tesoro museografico, mentre guarda a presente e futuro con un lettering “contemporaneo”.
La prima iniziativa pubblica, con i musei chiusi alle visite per il rientro in zona arancione dell’Emilia-Romagna, va online sabato 27 febbraio alle 21 sul sito internet rinnovato e sui social di Ert e museo: “Un giorno di 150 anni fa” è una produzione originale di Emilia Romagna Teatro che mescola scrittura per il teatro, sceneggiatura e ricerca d’archivio per dare inizio a un calendario di appuntamenti che il Museo convocherà per celebrare i propri 150 anni. Iniziative e nuova identità visiva sono stati presentati ai giornalisti mercoledì 24 febbraio, a Palazzo dei Musei dall’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi con la direttrice del Museo Francesca Piccinini. Presenti anche l’attore Ert Michele Dell’Utri e lo staff del Museo.
“Una veste nuova per valori che si rafforzano – ha sottolineato l’assessore – ma anche per aprirsi al futuro, che vedrà coesistere le esperienze di visita in presenza con quelle digitali online, dopo un percorso durante la pandemia che è valso formazione, maggiore dimestichezza e nuova consuetudine con le più innovative tecnologie digitali e le loro potenzialità”. In questa prospettiva, tra le novità che troveranno sede nei nuovi spazi oltre a quelli per le mostre, è in progetto in collaborazione tra Museo e Laboratorio Aperto una sala immersiva che racconterà con tecnologie multimediali la storia e le storie di Modena ai visitatori e ai turisti.
La direttrice Piccinini si è soffermata sul significato sociale profondo della fondazione del Museo civico, ospitato dapprima in due stanze del Palazzo Comunale, quindi in San Bartolomeo, prima di arrivare al Palazzo in largo Sant’Agostino. “La celebrazione dei 150 anni – ha detto – mette al centro le radici, la storia, la memoria e la fortissima vocazione civica della nostra città, in cui la cultura è presto passata da una dimensione aristocratica di opere diletto di nobili a una dimensione democratica, con un’operazione illuminata del Comune che l’ha riportata alla comunità con un museo per la città che ‘raccoglieva tutto quello che poteva interessare l’intera popolazione’”.
I Musei civici di Modena, dunque, fino a ieri divisi in Museo d’Arte e Archeologico etnologico, tornano a essere Museo civico, con un nome al singolare che rinnova la promessa di essere al servizio della comunità, di crescere e trasformarsi insieme ad essa, accogliendone le istanze e i contributi (anche sul Museo di oggi e domani proseguirà un percorso di ascolto e confronto con i cittadini). Un museo cresciuto intorno ai reperti emersi dagli scavi, che ha dato rifugio alle opere che rischiavano la dispersione, che ha accolto circa 1.600 donazioni giunte dal 1871 fino a oggi, che ha tra i suoi elementi identitari l’eterogeneità delle raccolte e dei settori per cui si è distinto nel tempo: archeologia, etnologia, arte e artigianato, ma anche scienze, manifatture, tessuti, strumenti musicali, fumetti.
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