OMAGGIO A DANTE, CANTORE DELLE TERRE DEL GRANA PADANO
In programma iniziative al Festivaletteratura di Mantova a settembre
Berni: siamo tutti suoi debitori perché ha plasmato l’identità dell’Italia
Desenzano del Garda – “Suso in Italia bella giace un laco,/ a piè de l’Alpe che serra Lamagna/sovra Tiralli, c’ha nome Benaco”: così nel Ventesimo canto dell’Inferno Dante Alighieri evoca il lago di Garda, per congiungerlo, dopo pochi versi al cuore della pianura padana: “Tosto che l’acqua a correr mette co,/non più Benaco, ma Mencio si chiama/ fino a Governol, dove cade in Po”.
Celebrando il loro cuore d’acqua, il Sommo Poeta cantò, dunque, quelle terre che lo accolsero esule in cui, già alla sua epoca, per lo meno da oltre un secolo, contadini e nobili portavano sulle tavole povere e ricche il “formai de grana”. Questo formaggio inventato dai monaci benedettini dell’Abbazia di Chiaravalle nel 1135, oggi è il Grana Padano, il formaggio DOP più consumato al mondo, con oltre 5,2 milioni di forme prodotte.
E’ la storia di un grande patrimonio di tutta una comunità e del suo territorio, dunque, che il Consorzio Tutela Grana Padano rievoca e ricorda nel Dantedì, il 25 marzo, scelto a sette secoli dalla scomparsa di Dante per rendergli omaggio nel giorno in cui il poeta fece iniziare il viaggio della Divina Commedia nel 1300.
“Siamo tutti suoi debitori– spiega Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio Tutela Grana Padano – Ha plasmato la nostra lingua, il primo segno di identità di una comunità, che solo sei secoli più tardi sarebbe diventata nazionale. Nel viaggio scandito dalla cultura religiosa del suo tempo dà nomi e volti a idee, convinzioni, dogmi e superstizioni, mettendo insieme vicende e storie che da sette secoli sono ancora riferimento attraverso i suoi versi in tante riflessioni sul nostro tempo. E l’ultimo verso della Divina Commedia – “E quindi uscimmo a riveder le stelle” -, nell’Italia e nel mondo di oggi alle prese che una delle più grandi tragedie che le ultime generazioni ricordino, è più di una speranza e risuona come un impegno. Celebrare Dante significa dunque ritrovare le nostre radici e coltivarle, con orgoglio e convinzione, dimostrandocene fieri e degni nel nostro lavoro”.
A fine estate, in occasione dell’anniversario della morte che risale al 13 settembre 1321, il Consorzio Grana Padano patrocinerà le iniziative celebrative nell’ambito del Festivaletteratura di Mantova. “Puntiamo a valorizzazione il legame tra il suo capolavoro ed un bene della cultura alimentare e sociale, entrambi nati tra le Alpi e gli Appennini e lungo il Po – spiega il direttore generale del Consorzio – e divenuti planetari”.
Dal Monviso al mare Adriatico, attraverso territori oggi di Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto ed Emilia Romagna, Dante racconta il suo tempo, le città e le genti che lo ospitarono, esule per le sue idee, in un vagare inquieto. “Invitiamo a riflettere su quell’accoglienza, che già allora era nella sensibilità delle nostre comunità – conclude Berni – e a cercare i segnali di uno spirito che rendono Dante eterno ed ancora attuale”.
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