giovedì 1 aprile proporrà on line una puntata speciale: Al poundeg d’la Sabeina (Il ratto della Sabina), tutta in emiliano e pugliese doc. Radio Accademia ha coinvolto un gruppo di allievi del corso di Didattica per il Museo che ha scelto di raccontare in forma di narrazione alcune opere conservate nella Galleria.
“Al poundeg d’la Sabeina, dedicato a Il ratto della Sabina del Giambologna, è nato per gioco da alcuni studenti, Enrico Budri, Chiara Calzolari, Isabella Maria Gisotti” afferma il direttore Hollberg. “Ci ha molto divertito lo spirito giocoso con cui è stato realizzato, velatamente dissacratorio, tanto che con Claudio Rocca, Direttore dell’Accademia di Belle Arti, e Federica Chezzi abbiamo deciso di pubblicarlo proprio il primo di aprile, sperando di strappare un sorriso in momenti così tristi, anche se ci vorrebbe una traduzione simultanea, sfido chi non è emiliano o pugliese a comprenderlo fino in fondo.”
La lingua italiana è così ricca di idiomi locali e, nel tempo, molti sono stati gli autori che hanno prodotto versi in dialetto, accanto all’italiano ufficiale. Nell’anno che celebra Dante, con una serie di iniziative sostenute dal MiC Ministero della Cultura, vogliamo ricordare le mille sfaccettature e realtà geografiche che compongono questo paese. Nel podcast, Modena e Bari si uniscono per darci una loro versione molto colorita del bozzetto in terra cruda del ratto delle Sabine capolavoro di Jean De Boulogne, scultore fiammingo dal nome italianizzato in Giambologna, fatta nel 1580 per il granduca Francesco I dei Medici, che domina all’interno della Galleria dell’Accademia, la Sala del Colosso.
“Quella che abbiamo scelto ironicamente per il primo di aprile è una puntata speciale – commenta il Direttore dell’Accademia di Belle Arti, Claudio Rocca – Collaborare con un museo così amato e ricco di Storia sta regalando ai nostri studenti tantissimi spunti creativi e molto presto Radio Accademia tornerà a farci sorridere con nuovi episodi e nuovi tesori da raccontare”.
Radio Accademia è un progetto che si è posto sin da subito il duplice obiettivo di stimolare le potenzialità creative degli studenti, messi a dura prova dall’isolamento e da una didattica improvvisamente non più in presenza, e di offrire loro un concreto campo di applicazione. Ne è scaturito un lavoro plurale che ha visto gli allievi mettersi alla prova su più piani: dalla stesura di testi e dialoghi alla registrazione e sonorizzazione delle tracce audio, avvalendosi dell’apporto scientifico dei funzionari del museo. Le registrazioni sono tutte “home made”, solo successivamente un tecnico del suono si è occupato di livellare e ripulire l’audio dei racconti. Il nome Radio Accademia nasce proprio dal suono, che ricorda un po’ quello delle trasmissioni radiofoniche di una volta, delle prime radio libere. Un nome che è anche il punto di incontro e sintesi delle due istituzioni: l’Accademia di Belle Arti e la Galleria dell’Accademia, unite da un’origine comune e, nel presente, da un forte rapporto di collaborazione.
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