Palermo. Alessandro Ienzi, fondatore di Raizes Teatro, autore e regista palermitano già vincitore dell’International Human Rights Art Festival di New York, vince il Premio #città laboratorio indetto dalle Orestiadi di Gibellina in collaborazione con l’Associazione Culturale Scena Aperta di Palermo e il sostegno del Comune di Gibellina. Il premio è nato con lo scopo di valorizzare i giovani autori, registi, coreografi, attori under 35 e i diversi linguaggi della scena teatrale siciliana.
“My Name is Patrick Zaki” è dedicato al ricercatore egiziano, già studente dell’Alma Studiorum di Bologna, attualmente detenuto nella prigione di Tora a El Cairo, per aver promosso la tutela dei diritti umani, anche mediante la partecipazione all’Egyptian initiative for human rights.
La giuria – composta da Roberto Giambrone, Rosa Guttilla, Guido Valdini, Enzo Venezia e Alfio Scuderi -, ha considerato il progetto di Ienzi particolarmente meritevole “per l’impegno politico e civile mostrato nella scelta di raccontare una storia drammatica così tristemente attuale, nell’ambito della lotta per il riconoscimento dei diritti umani spesso negati nel mondo. Il progetto ben coniuga narrazione e teatro, attraverso documenti e invenzione drammaturgica che fanno immaginare un interessante sviluppo scenico. Esso, inoltre, appare in linea con lo spirito mostrato in questi quarant’anni delle Orestiadi di Gibellina, che hanno sempre avuto uno sguardo particolarmente attento alle culture del Mediterraneo, fra tradizione e contemporaneità.” “Sono felice di questo riconoscimento – dice Ienzi -, che sarà anche occasione per l’ennesima iniziativa in favore di Zaki. Speriamo che si concluda il prima possibile questa estenuante detenzione e termini lo scandalo di questa sistematica e ingiusta riconferma della custodia cautelare ogni quarantacinque giorni.”
Lo spettacolo premiato sarà presentato a luglio; Ienzi, che ne è l’autore, sarà anche l’interprete. La rappresentazione, che avrà anche delle contaminazioni video e illustrative, sarà incentrata sul sistema che le autorità egiziane utilizzano per stremare i propri prigionieri politici, mediante la fissazione di udienze ogni quarantacinque giorni e la riconferma della detenzione senza garanzie di difesa né di contraddittorio.
“La comunità internazionale e gli artisti in particolare devono mobilitarsi per la costruzione di un mondo con maggiori garanzie di libertà personale, civica e civile – aggiunge Ienzi -. La storia di Zaki è occasione di riflessione e di confronto. Non possiamo e non dobbiamo restare in silenzio.”
Di appena qualche giorno fa l’ennesima riconferma.
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