Incastonata nel cuore della bellissima Palermo la settecentesca e variopinta Piazza Bologni ci mostra con orgoglio il mandamento del suo Palazzo Reale, tra il Cassaro e via dell’università.
È Palazzo Alliata di Villafranca, lo sappiamo dai due grandi stemmi in stucco sul frontone che raffigurano le armi degli Alliata, Principi di Villafranca.
Il palazzo sembra addormentato nel gelo di Gennaio, eppure qualcuno, dalle finestre antiche del piano superiore, ci osserva mentre entriamo.
Il complesso è immenso. La corte a piano terra è occupata dalle enormi scuderie, dalle rimesse, dagli antichi magazzini per le derrate alimentari, dalle cucine ed altri ambienti rustici che servivano per la conservazione del fieno e della paglia.
Nei locali dei piani mezzani trovavano posto l’archivio di famiglia, la biblioteca, il guardaroba, la lavanderia, ripostigli vari, e gli alloggi destinati al personale delle scuderie e alla numerosa servitù della casa, ciascuno dei quali poteva contare su un alloggio per sé e la propria famiglia.
Sulla scalinata di marmo che porta al piano nobile troviamo una donna sconosciuta che ci saluta dandoci le spalle. Ha un lungo abito di velluto verde e ci guida con grande naturalezza oltre le vetrate colorate.
Davanti a lei si apre il tesoro di Palazzo Alliata: la spettacolare “enfilade” di saloni che prospettavano lungo il fronte principale del palazzo, raffinati ambienti sontuosamente decorati e arredati (riservati alla vita ufficiale della famiglia).
La sala dello stemma con al centro la portantina rococò riccamente intagliata e dipinta, lo straordinario salone del Principe Fabrizio Alliata Colonna, il salottino del tè, l’elegantissima stanza di cuoio, la stanza rosa che custodisce il ritratto di Marianna Ucria e la collezione archeologica.
La giovane donna che ci guida in questa bellezza ci racconta che a metà circa del XVII secolo, il complesso fu acquistato da Francesco Alliata e Lanza, settimo Barone e terzo Principe di Villafranca e Duca di Sala di Paruta.
Egli si fece promotore della costruzione dell’attuale edificio che divenne la dimora principale della famiglia Alliata. Il palazzo fu ampiamente rimaneggiato a seguito del terremoto del 1751 e vide impegnati nella costruzione alcune tra le maestranze più importanti del settecento siciliano;
Nei primi decenni del 1800 Giuseppe Alliata e la moglie Agata Valguarnera apportarono importanti modifiche.
La donna dal vestito verde ci mostra la pinacoteca, che ospita una collezione d’arte di notevole pregio storico ed artistico, come la celebre “Crocifissione” di Antoon Van Dyck, le due grandi tele di Matthias Stomer, “La lapidazione di Santo Stefano” e “Il tributo della moneta” e due opere di Pietro d’Asaro, “Il naufragio” o “Scena di pesca” e “l’Orfeo”, “l’Annunziata” di Pietro Novelli e i ritratti di famiglia esposti nel Salone dei Musici.
Ma è il ritratto di una donna, nell’incredibile salone dei musici, ad attrarre la nostra attenzione: il quadro incornicia una giovane donna in un abito verde che ci sorride al modo in cui ci sorride la nostra improvvisata guida.
È Donna Agata Valguarnera e La Grua, moglie di Giuseppe Alliata e Moncada. La bella Agata in persona, chiamata amorevolmente dal marito “Tuzzidda”, è qui davanti a noi. È tornata a passeggiare tra i saloni del suo passato, per far conoscere a noi, giovani e curiosi, la storia della bellezza di questo palazzo e della sua famiglia.
Una magia inaspettata, che si ripete dopo oltre 100 anni, grazie ai giovani ed entusiasti ragazzi dell’Associazione “Palazzo Alliata di Villafranca ONLUS” che, dal 2015, promuovono e gestiscono le attività culturali legate al Palazzo.
Così scopriamo che, proprio grazie a loro, Palazzo Alliata ha avuto una nuova vita, fatta di mostre, pièce teatrali, concerti, congressi, workshop e sfilate di moda con personaggi in abiti d’epoca che parlano molte lingue diverse.
Francesca Picciurro è Donna Agata Valguarnera
Donna Agata ci riaccompagna all’ingresso. La lasciamo sorridente mentre i portoni di Palazzo Alliata si richiudono sulla gioia della sua storia. Torneremo presto e volentieri a fare un salto nella storia e nel fasto della Palermo del ‘700.
(Grazie a Francesca Picciurro per la cortese collaborazione).
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