“La scuola non serve a nulla 2.0” con Antonello Taurino e scritto a quattro mani con Carlo Turati, produzione del Teatro della Cooperativa (MI), è l’ultimo spettacolo, in ordine di tempo, andato in scena allo Zō Centro Culture Contemporanelo, lo scorso fine settimana per la rassegna “Battiti” di Palco Off, con la direzione artistica di Francesca Vitale e la direzione organizzativa di Renato Lombardo.
Per tributare il palma res ad Antonello Taurino sarebbe bastato soltanto il passaggio in cui spiega “I Promessi Sposi” alla sua classe multietnica elaborando versioni arabe, indiane, rom e cinesi, edulcorate per uno studente sensibile e debole di cuore. Un giocoliere della favella, riesce scorrevolmente ad esprimere elaborati di vario contenuto senza perdersi mai fra i difficili meandri linguistici, saltando da un idioma all’altro come un acrobata sulle corde. E deve venirgli anche più semplice perché quello dell’insegnante è divenuto un complesso zapping fra leggi, regolamenti, rivisitazioni di competenze e programmi ministeriali; il tutto limitandone le funzioni, imbrigliando gli slanci perché parliamoci chiaro, è spesso trattato come un semplice impiegato a cui si domanda di adempiere ad un compito che lo limita come istitutore e lo trasforma in un meccanismo. Riesce con la bravura dell’attore e la sapienza di colui che educatore dovrebbe essere, a dosare sarcasmo ed ironia denunciando tutti gli orpelli a corredo di una “buona scuola” che procede con i piedi d’argilla: i disagi degli studenti, quello che non viene detto rispetto alla solitudine con la quale hanno dovuto barattare giorni trascorsi spensieratamente in un contesto unico ed irripetibile. La generazione dei display e dei social a cui i pollici di cellulare e pc stanno stretti.
Parafrasando, glissando, fiondandosi sul problema, Antonello Taurino compie il doppio miracolo dell’attore che riesce a far credere nella finzione ricostruita tutto il verismo nudo e concreto in cui si barcamenano gli uni e gli altri, come i commenti in sottofondo che svelano un aspetto agghiacciante. I suoi magnifici cambiamenti di spazio sul palcoscenico, l’uso di pochi accessori di scena, la padronanza della cornice in cui si muove e racconta ora un collegamento remoto, ora una spiegazione in presenza. Vuoti di pensiero ed emozione che si scambiano di posto con una prolissità necessaria: Antonello Taurino adopera la scena come fosse una lavagna, scrivendo e cancellando di continuo, sperando ed illudendosi. E ancora racconta in modo grottesco e brillante la confusione di ruoli e la solitudine dei numeri primi, precari laureati col massimo dei voti che delle magnifiche aspettative che hanno alimentato le scelte appena concluso il liceo, è rimasto ben poco. Classi pollaio farcite di innumerevoli problematiche per fronteggiare le quali occorrerebbero insegnanti di sostegno per nominare i quali occorrerebbero i concorsi; tecniche di insegnamento che non prevedono più l’uso della memoria, bensì articolati moduli, tipo gioco dell’oca senza penalità.
L’attore/prof è abbigliato in modo singolare e non credo che la scelta del costume sia stata casuale: egli ha infatti un abito con camicia spezzato da un maglione a righe larghe quasi a voler somigliare ad uno studente per evidenziare il fatto incontrastato che non ci sono scalini, differenze rigorose, forme riconoscibili. Spesso la sua postura riduce l’altezza a causa delle spalle piegate dal disincanto, dai perché a cui non viene data che una risposta che rimane sospesa. Antonello Taurino adopera la maschera buffa dell’attore per celare quella tragica dell’insegnante che fra le disdette più gravi ha anche quella di non riuscire a spiegare che un professore deve anche possedere e prevedere la presunzione dello studente che un dì fu, quando studiava predisponendo il proprio futuro. Futuro, questa parola grossa, ma semplice di tre sillabe che nessuno riesce più a scrivere. Nè gli uni e né gli altri…
Alla fine dello spettacolo, l’intera platea in cui non si contava neppure un posto vuoto, gli ha tributato un lunghissimo applauso e se non fosse stato per l’aereo che lo aspettava, il pubblico avrebbe continuato a subissare l’attore/prof di domande e complimenti. Antonello Taurino è andato via dopo aver prodotto un eccellente lavoro, uno studio molto intelligente, lasciando un po’ di amarezza e qualche buffa considerazione. Ma “bandiera rotta onor di capitano”!
Di seguito, alcune informazioni sull’attore.
Nato nel 1980 a Copertino (LE), si è laureato nel 2004 con 110/110 in Lettere Moderne presso l’Università di Lecce
con una tesi su “Ritratto di Signora nell’opera teatrale di Carmelo Bene”. Si è diplomato nel 2005 in Chitarra Classica
presso il Conservatorio “N. Rota” di Monopoli, studiando con i docenti M. Felici e L. Micheli.
Ha pubblicato nel 2005 per Lupo Editore “Li Fatti ti Paese: bozzetti di vita a sud del sud”, raccolta di testi teatrali in
vernacolo salentino. Alcune sue battute sono contenute nei libri “Le cicale 2006” e “Le cicale 2008”, di Gino &
Michele, Kovalski Editore. Dal settembre 2015 è autore della rubrica “S-COOL!” per Smemoranda.it.
Partecipa dal 2003 al 2018, anche in qualità di autore di tutti i suoi testi, alle trasmissioni “Zelig” e “Zelig Arcimboldi”
di Canale 5 e Zelig Channel, con il “Clerico Vagante”, “I mestieri più stupidi del mondo”, “Il Professor Taurino” e “Il
Teatro senza Conflitto”, realizzato con Rubes. Ha vinto il Primo Premio assoluto al “Festival del Cabaret” di Aversa
(2001) e il Premio della Critica al Festival del Cabaret “Città di Gallarate” (2003) e di Martina Franca (2011).
Ha conseguito il Diploma del Master triennale di specializzazione in Arte drammatica “SAT- La Scuola dopo il Teatro”
2005-2008 presso Akt-Zent (Berlino) e GITIS (Mosca), tenuta dal pedagogo russo Jurij Alschitz e nel 2010 quello
presso la “Scuola Internazionale di Teatro-Kuniaki Ida (Milano). Inoltre si è formato con: CTKoreja, Jango Edwards,
Emma Dante, Eugenio Allegri, Accademia “Paolo Grassi”, Paolo Rossi, Alfonso Santagata, Ecole Internationale
“Jacques Lecoq” , The “Susan Batson Studio” (New York City).
Dal 2011 è anche docente in corsi sull’uso di tecniche teatrali a beneficio dei più diversi ambiti lavorativi: scuola,
cantieri, centri sportivi. Dal 2016 è docente del corso di scrittura comica presso “Zelig Cabaret”.
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