Doveva essere una costruzione bellissima, ricca, decorata con cura e affacciata sul mare della Scala dei Turchi: una vera e propria “villa maritima” di età imperiale, costruita pochi chilometri a ovest dell’emporio commerciale dell’antica Agrigentum, nella baia tra Punta Piccola e Punta Grande, alla foce del fiume Cottone. Da venerdì prossimo (1 luglio) riapre finalmente alle visite dopo il restauro – durato alcuni mesi e finanziato dal Parco archeologico Valle dei Templi – che permette oggi di ammirarne gli straordinari mosaici e le terme.
Sin dalla mattina sarà possibile visitare la Villa romana tramite percorsi didattici condotti dagli archeologi di CoopCulture, gestore dei servizi aggiuntivi. Ogni visita di circa un’ora, permetterà di scoprire un contesto archeologico unico nel suo genere, tra cortili colonnati, pavimenti musivi e strutture termali costruite in riva al mare.
“La Villa Romana di Realmonte riapre – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà– con un intervento di riqualificazione che ne restituisce la bellezza e lo splendore, ampliando l’offerta culturale del Parco archeologico della Valle dei Templi. Ancora un esempio di attenzione che va nella direzione della valorizzazione del patrimonio culturale della provincia di Agrigento che in questi anni ha visto susseguirsi numerosi interventi: dai lavori per mettere in luce il portentoso Teatro ellenistico nell’area archeologica della Valle dei Templi, alla riqualificazione della Casa di Luigi Pirandello, ai nuovi percorsi di visita accessibili a tutti e privi di barriere architettoniche. Anche a Realmonte, la Primavera dell’Archeologia dà i suoi frutti”.
“Restituiamo un altro pezzo alla comunità – dice il direttore della Valle dei Templi, Roberto Sciarratta -. Siamo riusciti a restaurarla e a renderla di nuovo fruibile con i fondi a disposizione: diventerà un polo attrattivo per l’intera zona, valido e leggero completamento alla visita imponente alla Valle dei Templi. Per l’estate sono in programma molte manifestazioni che permetteranno di scoprire la Villa romana in tutta la sua straordinaria unicità”.
Siamo a poche centinaia di metri dalla Scala dei Turchi: la villa – ricchissima, da un monogramma rinvenuto è stata attribuita a Publius Annius, imprenditore dello zolfo, importante esponente di una gens presente ad Agrigento nei primi secoli dell’impero – fu scoperta casualmente nel dicembre del 1907, durante i lavori di costruzione della linea ferroviaria che collegava Porto Empedocle a Siculiana. Giunse immediatamente Antonio Salinas e gli scavi archeologici avviati nel 1908 misero in luce i pavimenti in opus tessellatum a decorazione geometrica e in opus sectile. La prima importante decisione presa fu quella di spostare più a Nord il tracciato ferroviario, risparmiando così gli ambienti scoperti, ma gli scavi si fermarono lo stesso e ripresero soltanto tra il 1979 e il 1983, con una serie di campagne dell’Università di Tsukuba (Giappone) sotto la direzione di Masanori Aoyagi. Le indagini, proseguite e finanziate con fondi europei nel 2004 e nel 2008, rivelarono che gli ambienti individuati all’inizio del secolo, erano disposti intorno a una corte scoperta a pianta quadrangolare che circondava il giardino interno, sul quale si affaccia con un peristilio di cinque colonne di pietra arenaria su ciascun lato. I resti di intonaco ancora visibili confermano che le colonne erano dipinte in rosso nella parte inferiore, e sormontate da un muro dipinto in nero. Nel tablinum, la sala di rappresentanza del dominus, ci sono ancora i resti di imponenti mosaici, così come nelle camere da letto con il cubiculum, e soprattutto nel triclinium (la sala da pranzo). La villa doveva essere immensa, altri ambienti degradano verso il mare, protetti da un terrazzamento. Ma la grande particolarità della Villa Romana sta nelle sue terme, meravigliosamente decorate: un impianto diviso in due nuclei (per uomini e per donne) con al centro una grande cisterna che garantiva il necessario rifornimento idrico a entrambi i bagni. I mosaici – due complessi diversi attorno alle figure di Nettuno e di Scilla – furono realizzati in periodi e con maestranze diverse.
Altri articoli
Caltanissetta faccia tesoro della Capitale della Cultura 2025
Beni culturali, siti archeologici subacquei anche per i non vedenti. Scarpinato: «Rendere il mare accessibile a tutti è una priorità»
Venezia a novembre: un mese di cultura, tradizioni e celebrazioni